Cosa sono gli NFT: tutto quello che bisogna sapere

Sono uno dei fenomeni del momento, utilizzati in diversi ambiti della nostra vita ma difficili da comprendere per i non tecnici: oggi parliamo di NFT. Scommettiamo che li avete già sentiti nominare… Proviamo a scoprire in cosa consiste la tecnologia utilizzata oggi per creare unicità e dare valore agli oggetti digitali.

Cosa sono gli NFT

NFT è l’acronimo di Non-Fungible Token e rappresenta un atto di proprietà con certificato di autenticità di un bene digitale. Vera e propria rivoluzione nel campo del “diritto d’autore”, possiamo immaginarli come dei “gettoni” digitali unici, non replicabili e non sostituibili da nient’altro, utili per identificare in modo univoco e sicuro un prodotto digitale.

Per prodotto digitale intendiamo qualsiasi opera che utilizza la tecnologia digitale come strumento creativo o di presentazione espositiva. Per intenderci, i prodotti digitali non esistono fisicamente: non potremo mai acquistare un tavolo, uno zaino o del cibo NFT. Potremmo invece certificare con questa tecnologia l’acquisto di un particolare video, di un disegno, una traccia audio e perfino di un tweet celebre.

La certificazione con NFT rappresenta una sorta di “firma dell’autore” che ne garantisce l’originalità.

A cosa servono i token non-fungibili? Ecco alcune applicazioni

L’arte è uno dei primi ambiti in cui sono stati utilizzati gli NFT proprio per la loro capacità di fornire prove dell’autenticità e della proprietà di un’opera digitale. Attraverso Internet i legittimi proprietari di un’opera possono andare incontro a riproduzione di massa e distribuzione non autorizzata, fenomeni difficilmente controllabili su un mezzo esponenziale come il web.

Potenzialmente, grazie ai non-fungible token, possono essere venduti infiniti NFT a soggetti diversi che diventano tutti proprietari di una singola copia di un’opera, ma non dell’originale che rimarrà di esclusiva proprietà dell’autore. 

La prima opera d’arte NFT messa all’asta è stata Everydays: The First 5000 Days dell’artista digitale Beeple, la quale unisce 5000 singole opere dello stesso, realizzate tra il 2007 e il 2021, in una sola immagine di 21.069 x 21.069 pixel. Si parla, più precisamente, di criptoarte basata su bit e non su materia fisica.

Pensate che anche il celebre meme Nyan Cat, vero fenomeno virale sul web, è stato venduto come NFT per 600.000 dollari online sotto forma di GIF animata.

Anche i videogiochi rappresentano un settore in cui gli NFT possono essere utilizzati, ad esempio, per lo scambio di asset, risorse di gioco e oggetti in-game controllati dall’utente e non dallo sviluppatore del gioco stesso.

CryptoKitties è stato il primo gioco online a diventare virale e a garantire il “possesso” dei personaggi tramite NFT e l’acquisto degli stessi in criptovalute. Gattini collezionabili come carte di Pokèmon – non replicabili e non distruttibili – abitano questo mondo virtuale in cui è possibile giocare e interagire con altri utenti, sicuri della totale proprietà del proprio personaggio.

Sappiamo che a molti sembrerà un gioco banale e infantile, ma dobbiamo provare ad aprire la mente alle logiche di questo semplice gioco. Dinamiche del tutto innovative in cui entrano in campo nuove tecnologie e modi di possedere un bene.

L’utilizzo di NFT continua a trovare nuove applicazioni ogni giorno, anche nel mondo del fashion. Nike detiene un brevetto per le sue scarpe NFT chiamate CryptoKicks basate su blockchain.

Nell’ambito delle telecomunicazioni, Vodafone ha da poco venduto all’asta come NFT il primo SMS inviato al mondo, per 107mila euro. L’acquirente è diventato proprietario, acquistando con la criptovaluta Ether, della replica dettagliata del protocollo di comunicazione originale che ha trasmesso il primo SMS al mondo.
Il gruppo Kings of Leon lo scorso anno ha venduto come NFT il proprio album, garantendo agli acquirenti, insieme alla musica, la possibilità di accedere a posti esclusivi per assistere ai loro futuri concerti e il vinile dell’album in edizione limitata.

Possiamo dire che qualsiasi settore in cui è implicato il diritto d’autore può trovare beneficio dall’utilizzo degli NFT: musica, software, arte e tanto altro.

La base tecnologica si chiama Blockchain

In generale, gli NFT si basano su una nuova tecnologia chiamata blockchain.

Nata come approccio innovativo per inviare e ricevere denaro senza la mediazione di intermezzi finanziari, significa letteralmente “catena di blocchi”. Ed è proprio così che possiamo immaginarla nella nostra mente: una rete informatica di computer-blocchi che contengono ognuno informazioni utili a convalidare le transazioni che avvengono all’interno della rete stessa.

L’aspetto interessante è che nessuno controlla né gestisce le transazioni che avvengono al suo interno: non c’è nessun “capo” come Zuckerberg con Facebook o Jeff Bezos con Amazon. Tutti gli utenti della rete sono tra loro pari e archiviano i loro scambi di informazioni su registri digitali protetti e collegati tra loro: sicuri, condivisi e distribuiti.

Per modificare un registro tutti i nodi della rete devono essere d’accordo e raggiungere il consenso comune. Parola chiave: trasparenza e verificabilità.

Le criptovalute sono le “monete virtuali” di questi scambi, conservate in appositi portafogli digitali e utilizzabili per i pagamenti digitali basati su blockchain. Se quest’ultime sono intercambiabili tra loro, lo stesso non vale per gli NFT, univoci e non sostituibili.

Come avrete capito, tutti questi concetti tecnici e complicati, blockchain, criptovalute e NFT sono accomunati dai concetti di chiarezza e trasparenza.

Perché è importante conoscerli

Gli NFT stanno diventando parte integrante del mondo virtuale, in particolar modo nell’ambito dell’arte digitale. Come tutte le innovazione e le nuove tecnologie serve un po’ di tempo per comprenderne le dinamiche e, soprattutto, l’utilità nella nostra vita quotidiana. 

I non-fungible toker sono, ovviamente, entrati anche nell’idea del metaverso, evoluzione del mondo virtuale di cui sentiamo sempre più parlare.

Come tutte le novità necessitano di prove e studio approfondito per sondarne le potenzialità, facendo particolare attenzione a speculazioni, limiti e rischi.

Sono utili per il vostro lavoro? Pensate che investire in beni e opere digitali possa essere un’attività di vostro interesse? Non abbiamo le risposte giuste a queste domande, sicuramente speriamo che questa spiegazione “semplice” possa essere un punto di partenza per approfondire qualcosa di nuovo!

Laura Fasano: Tech blogger e content creator di formazione psicologica (laureata in Psicologia per il Benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva). Da anni il suo obiettivo è aiutare le persone a comprendere come il mondo digitale e la tecnologia possano essere utili per sviluppare risorse, competenze, opportunità e benessere.
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