Come spesso accade nel corso dell’estate, siamo più propensi a girare, spostarci in nuovi luoghi e passare del tempo in zone solitamente meno popolate, un buon test per capire dove arrivi davvero la copertura 5G in Italia e quale sia la reale condizione della copertura cellulare.
Facciamo subito uno spoiler: la situazione è quasi drammatica, la copertura telefonica nel nostro paese è mediamente a livelli che non sono degni di un paese che, seppur maltrattato e bistrattato, rientra nei più industrializzati al mondo.
Quale è la velocità media della rete mobile in Italia?
Secondo i dati di Speedtest, l’Italia è quarantanovesima (49a) nella classifica mondiale della velocità media della rete mobile, con un risultato di 40,33 mbps di download, il 50% in meno rispetto alla Francia, che è venticinquesima, che misura oltre 60 mbps, la metà della Svizzera, quattordicesima, che ha un valore di 82.01 mbps, un terzo della Norvegia, prima con 126.96 mbps.
Nel corso dell’ultimo anno siamo riusciti a salire di una posizione, ma siamo dietro a paesi come l’Oman, Malta, Macau: si dirà che per loro è più facile, perché la composizione orografica dell’Italia è complicata, possiamo allora evidenziare che la Cina, sulle cui dimensioni e complessità del territorio non si discute, ci batte con un velocità che è più del doppio rispetto alla nostra.
Il problema che stiamo scoprendo nel corso di questa estate, però, non è quanto veloce va la rete, ma dove arriva: ci siamo trovati spesso (non possiamo aggiungere “e volentieri”) con una copertura che nella migliore delle ipotesi è 3G, ma spesso era addirittura in Edge.
Il caso limite del nord della Sardegna
A Stintino, località turistica in provincia di Sassari, dove si trova la spiaggia della Pelosa, una delle destinazioni più ricercate del nostro paese, non abbiamo potuto pagare l’accesso alla spiaggia con il POS: non era una delle solite furbate, che abbiamo visto migliaia di volte, ma il risultato dell’instabilità della rete mobile. Il famigerato POS un giorno sì e quello dopo anche non funziona perché la rete mobile va e viene: poiché è un punto di accesso in mezzo alla strada, non è possibile avere un collegamento cablato.
Sempre in provincia di Sassari, ci sono spot con copertura 5G, ma il loro raggio di azione è estremamente limitato e la maggior parte delle zone fuori dai centri abitati viene servita con il 3G o con un segnale così debole da rendere praticamente nullo il servizio, perché le velocità di upload sono da 1 o 2 mbps.
Cosa succederà quando il segnale 3G verrà spento? Utenti di Vodafone (che ha già disattivato la sua vecchia rete) ci segnalano che mentre in passato la copertura della zona era discreta, ora si trovano spessissimo con il solo standard Edge, in pratica con un telefono in cui il 90% dei servizi è fuori uso.
La situazione sul lago di Garda
Qualcuno potrebbe pensare che “una rondine non fa primavera” e che il caso isolato di una sola area turistica non sia sufficiente per dare una valutazione complessiva della qualità della rete nel paese.
Da un lato, ci sono le statistiche che parlano chiaro: siamo quasi al cinquantesimo posto per la qualità della rete, un motivo ci deve pur essere, ma dall’altro ci sono anche le segnalazioni di chi come te sta leggendo, viaggia per l’Italia e poi scrive alla redazione attraverso i social network. Nel corso degli ultimi mesi sono arrivati i messaggi più disparati per segnalare disservizi in moltissime zone italiane: abbiamo segnalato l’area del Lago di Garda, perché sulla sponda veronese molti utenti Vodafone ci segnalano la difficoltà nel navigare e addirittura quella per fare e ricevere telefonate. Sembra sia l’effetto dello spegnimento del 3G.
Dalla provincia di Catanzaro, invece, molti lettori ci hanno segnalato diverse aree in cui TIM offre solo copertura 3G. Cosa succederà quando quella rete verrà disattivata?
Se Rimini e Riccione paiono isole felici con un segnale potente e con robusta copertura 5G quasi ovunque, basta spostarsi a Cervia per avere diverse aree con rete lenta e segnale ballerino.
Dalle Isole Eolie ci arrivano alcuni messaggi che ci parlano di copertura limitata e di alcune zone del paese di Lipari dove si comunica con facilità solo se si usa Iliad.
Stiamo parlando di un numero limitato di comunicazioni, non possono costituire una base scientifica su cui lavorare, ma sono sufficienti per accendere una lampadina e scatenare una serie di domande, a cui, per dire il vero, non è facile trovare risposta.
“Non esiste 5G senza una robusta copertura 4G”
L’obiezione, che molti fanno al nostro urlo di dolore sullo stato della rete mobile italiana, si basa sul fatto che i dati attuali sono riferiti alle reti di vecchia generazione.
Vero, ma ci sono dati inquietanti anche sulle prospettive future: secondo OpenSignal, l’Italia non rientra nei primi 15 posti in nessuna delle classifiche che misurano la qualità della rete 5G nel mondo.
Questo aspetto apre un capitolo, che in realtà abbiamo già affrontato nelle pagine di MisterGadget.Tech: la rete 5G si basa, dal punto di vista strutturale e per un po’ di tempo anche su quello operativo, sull’infrastruttura del 4G. Gli ingegneri di Qualcomm, lanciando i primi processori con modem 5G sono stati molto chiari: non ci può essere un 5G performante, se non c’è una rete 4G potente ed affidabile.
Ecco spiegati i dati che ci vedono assenti da tutte le classifiche qualitative sulle nuove reti mobili: i pezzi del puzzle si uniscono in modo del tutto naturale e il quadro che si pone ha tinte molto cupe.
Qualche tempo fa, il coloro Ernst & Young durante un evento chiamato “Digital Summit”, ha pubblicato dati secondo cui la copertura italiana del 5G è arrivata al 95% della popolazione. Ci sono solo due possibilità perché questo dato sia attendibile: che la vita ci abbia portati negli ultimi due anni solo nel restante 5% dell’Italia (in termini di popolazione, non di territorio) o che la valutazione sia stata fatta senza alcun tipo di verifica empirica, rispetto alle coperture dichiarate dagli operatori.
Chi scrive vive a Bergamo, una delle città che rappresentano il motore del PIL Nazionale: TIM dichiara presente la copertura 5G, che però nessun utente trova sul proprio cellulare. Ci è parso di capire che una sola torre in città supporti il 5G: nei dati di E&Y questo fatto si traduce probabilmente con il calcolo che l’intera città è coperta, ma la realtà è ben diversa e di sicuro esclude gli oltre 800.000 abitanti della provincia.
Senza contare che la copertura 5G, da sola, significa ben poco: quanto veloce va uno smartphone quando è collegato a quella rete? In questo momento, con il 5G presente sulla rete WindTre nel punto della Sardegna in cui ci troviamo, la velocità di download non supera mai i 40 mbps, difficilmente va oltre i 20 in upload. Perfetto se si vuole mandare ai nonni il video del primo bagno in mare del nipotino, ma insufficienti per chi vuole lavorare lontano da casa.
Il futuro dei 700 mhz
La sensazione, non supportata da prove, è che gli operatori ripongano tutte le loro speranze sulla banda a 700 mhz, pagata a caro prezzo, che hanno ottenuto in dote dopo lo switch-off televisivo.
Con una banda di frequenza così “bassa”, il “tiro” delle antenne aumenta, la copertura indoor migliora e in generale dovrebbe crescere la copertura complessiva.
Ma quanto tempo ci vorrà perché questa tecnologia arrivi su migliaia di torri? Quali aree verranno servite per prime? Con quale standard? Che velocità saranno garantite?
Non è un caso che WindTre, che la frequenza a 700 mhz non ce l’ha, abbia stipulato in velocità in fretta e furia un accordo con Iliad, che invece ha in pancia una delle frequenze su quella banda. Si parla di aree bianche, ovvero di una società che si occuperà solo di aree periferiche, ma siamo pronti a scommettere che i 700 mhz hanno un ruolo fondamentale nell’operazione.
Una rete mobile veloce è un asset per il paese, non un vezzo per Netflix in 4K
Quando si parla di reti mobili e si lamenta la loro scarsa qualità, spesso le reazioni che si leggono sono di scarso interesse: sembra quali che l’argomento possa sembrare limitato a pochi “super NERD” e a coloro che si occupano di tecnologia.
In realtà, la rete veloce è un vero proprio patrimonio condiviso, che vale per l’intero paese, utile a migliorare il nostro potenziale lavorativo e a rendere più efficienti i servizi, anche nelle aree remote del paese.
Quanto tempo dovremo aspettare per essere allineati ai paesi più evoluti del mondo? La speranza è ultima a morire, ma comincia a vacillare…
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