Succede troppo spesso: carichi al 100% il tuo laptop, lo lasci stare per delle ore o anche giorni e quando torni, scopri che ha perso parte della sua carica nonostante sia rimasto inattivo o inutilizzato tutto il tempo.
Questo fenomeno, chiamato autoscarica, continua a tormentare da anni tanto i colossi dell’elettronica quanto gli stessi utenti che a volte, quando si trovano fuori casa o semplicemente non hanno la possibilità di collegare il PC all’alimentazione, si trovano ad esempio costretti a interrompere la visione di un film su Netflix perché, senza un motivo valido, l’apparecchio ha perso parte della sua carica pur essendo rimasto spento.
Dopo che per anni i produttori hanno cercato di capire perché le celle delle batterie agli ioni di litio tendano a produrre questo fenomeno, finalmente oggi la soluzione sarebbe stata trovata da un ricercatore della Dalhousie University in Canada, il quale ha identificato un colpevole sorprendentemente comune che, se sostituito, potrebbe risolvere un problema annoso per l’industria.
Una decomposizione chimica del nastro adesivo alla base dell’autoscarica
“Nelle celle delle batterie commerciali è presente del nastro adesivo, come lo scotch, che tiene insieme gli elettrodi, e c’è anche una decomposizione chimica di questo nastro, che crea una molecola che porta all’autoscarica”, ha spiegato Michael Metzger, assistente professore nel Dipartimento di Fisica e Scienze Atmosferiche.
Insomma, basterebbe fare a meno dei nastri e verrebbero risolte molte grane per chi deve o vuole usare a lungo il proprio PC senza tenerlo collegato. Guardare film o partite, giocare alle slot o alle roulette di casinò online come NetBet anche a tavoli live, collegarsi sui social per chattare con gli amici o qualunque altra attività che svolgiamo sul nostro laptop godrebbe letteralmente di una vita più lunga.
E noi utenti, vedendo finalmente il livello della batteria partire esattamente da quel 100% con cui avevamo lasciato l’apparecchio, avremmo qualche ansia in meno, soprattutto per quanto riguarda le trasmissioni in streaming.
I colossi dell’elettronica attenti alle scoperte del dottor Metzger
“È qualcosa che non ci saremmo mai aspettati perché nessuno nota questi componenti inattivi, questi nastri e fogli di plastica inseriti nella cella della batteria, ma da oggi devono essere presi in considerazione se si vogliono limitare le reazioni collaterali“, ha sottolineato Metzger al giornale della Dalhousie University riguardo al nastro realizzato dal PET, una plastica resistente e leggera ampiamente utilizzata soprattutto negli imballaggi e nelle bottiglie.
Pubblicate nel Journal of The Electrochemical Society, le scoperte del team del dottor Metzger stanno attirando l’attenzione dei colossi dell’industria, che da anni sono alla ricerca dei modi più efficienti per migliorare le prestazioni delle loro batterie.
Al posto del nastro adesivo PET un materiale più stabile e non degradabile
Durante una visita recente a un’azienda degli Stati Uniti che sviluppa batterie affidabili e di lunga durata, il dottor Metzger è stato interrogato proprio sul problema del nastro adesivo. “L’autoscarica è una metrica estremamente importante per loro. Uno degli ingegneri mi ha detto: ‘Ho sentito che avete scoperto che c’è qualcosa che non va nel nastro PET’. Quindi gli ho spiegato che è la causa di questa autoscarica e gli ho chiesto: ‘Cosa stai usando nelle tue cellule?‘. E lui ha risposto: ‘Nastro PET'”. Queste nuove informazioni potrebbero portare ovviamente alle dovute correzioni da parte di tutto il settore dell’elettronica, con le aziende che andrebbero a sostituire il nastro adesivo PET con un materiale più stabile e non degradabile. “È una scoperta rilevante dal punto di vista commerciale. È una piccola cosa, ma sicuramente può aiutare a migliorare le celle della batteria”, il parere convinto di Metzger.