Sta per aprirsi un altro periodo di lancio dei nuovi cellulari e i primi segnali sono quelli di cifre in crescita: guardando ai prezzi degli smartphone negli anni, la soglia dei 1000 euro, che una volta sembrava un tabù, ormai si è spostata a 1.500 euro, ma con queste cifre si può pensare ad una sostenibilità dei cellulari e del loro mercato?
Non parliamo di sostenibilità ambientale, perché su quel fronte tutti i produttori hanno fatto passi da gigante, ma di sostenibilità economica, nel contesto di un mercato che dà segni di crollo, ben oltre un normale rallentamento ciclico, tipico della tecnologia.
Sommario
Il prezzo di iPhone nel corso degli anni
Il primo iPhone venne presentato nel 2007 a 499 euro, cifra riservata ai pochi mercati in cui venne distribuito il nuovo cellulare di Apple.
L’ultimo iPhone 14 (nella sua versione base) negli Stati Uniti costa 799 euro, che sembra una cifra esagerata rispetto al primo modello: in realtĂ , con un calcolo che tiene conto dell’inflazione negli anni, il primo iPhone arriverebbe ad una cifra di 714 dollari circa. Tutto sommato, la crescita è abbastanza contenuta, ma il tema è che in realtĂ il benchmark oggi è da spostare su iPhone 14 Pro, che in Italia costa 1.339 euro, quasi 900 euro in piĂą rispetto a quello che veniva chiesto nel lontano 2007. Anche tenendo conto dell’inflazione, la differenza è impressionante.
Il prezzo di Galaxy S nel corso degli anni
Il primo Galaxy S venne venduto da Samsung al prezzo di 399 dollari, mentre quello successivo fece subito un salto verso i 549 dollari, una differenza comunque notevole.
Con il Galaxy S4 si era già arrivati a 649 euro, con S10 i due modelli andavano da 799 euro a 1299 euro, ancora una volta un aumento di prezzo significativo, sino ad arrivare al salto quantico di Galaxy S22 Ultra, il cui prezzo era al lancio di circa 1.250 euro. Anche in questo caso, Samsung è passata a vendere la sua migliore proposta da 399 a 1250 dollari.
Il mercato degli smartphone nel 2022
I segnali del mercato sono chiari, le vendite di smartphone nel 2022 sono state un disastro e la condizione economica generale di incertezza incide solo parzialmente, rispetto ad un fenomeno che aveva giĂ dato segnali chiari nel 2020 (ma in quel caso c’era la pandemia) e nel 2021: il segmento è saturo, la corsa ai cellulari è ufficialmente finita, per il momento.
In Cina, secondo i dati di Counterpoint Research, il mercato è crollato del 14% in un anno, con alcuni marchi che hanno visto quello che definire profondo rosso è quasi un eufemismo: OPPO, per fare un nome ha perso il 27% delle sue quote di mercato. Vivo, che mantiene la posizione di leadership, ha lasciato sul campo il 23% di share, mentre Apple, pur perdendo il 3%, in un contesto in cui gli altri fanno peggio, ha raggiunto la seconda posizione. Non è andata meglio a Xiaomi, che ha perso circa il 19.5%.
Nell’ultimo trimestre è andata anche peggio, perchĂ© il mercato è sceso del 15%.
Comunque la si guardi, la situazione è quanto meno preoccupante, perchĂ© i segnali dati dagli utenti sono piĂą che evidenti: in un contesto come questo, quale è la scelta dei produttori? Alzare i prezzi. E’ evidente che l’equazione non funzioni e che il mercato sia destinato ad una performance anche peggiore nel 2023.
Certo, il tema è legato a molteplici fattori, tutti importanti: è cambiato il rapporto dollaro / euro, ma anche tra dollaro e altre importante monete mondiali, il costo dei trasporti e dell’energia ha subito i cambiamenti che giĂ conosciamo, ma tutto questo incide solo parzialmente rispetto all’approccio dei produttori, che nella foga di infarcire i dispositivi con soluzioni tecnologiche molto costose (e spesso inutili) hanno perso il controllo del costo complessivo del cellulare.
Un po’ come se domani le case automobilistiche prendessero il cuore del mercato e raddoppiassero i prezzi, solo perchĂ© i singoli componenti costano di piĂą. Qualcuno potrebbe obiettare che anche nel mercato delle auto esistono diverse fasce di prezzo e lo stesso produttore può realizzare prodotti che vanno da un’utilitaria fino alla berlina o al suv di lusso, con diverse decine di migliaia di euro nel mezzo.
Vero anche questo, ma non sono i modelli al top della gamma su cui la maggior parte dei produttori costruisce le strategie di comunicazione e di marketing: lo scorso anno, agli occhi dei consumatori Samsung ha realizzato solo smartphone pieghevoli estremamente costosi, perché la comunicazione è stata concentrata su questi modelli, ignorando quasi tutto il resto del portfolio, se si esclude qualche attività tattica su canali digitali per la serie A.
La vera domanda è però un’altra: se OnePlus Nord 2T (che al lancio si aggirava intorno ai 400 euro) garantisce prestazioni di ottimo livello e una qualitĂ elevata, si può pensare che per arrivare ad una gamma premium la cifra si debba triplicare?
I prezzi degli smartphone negli anni sono lievitati, con un’accelerazione che ha raggiunto il suo culmine proprio nel momento in cui la curva delle vendite accentua la sua discesa: che scenario si apre in un contesto di questo tipo?
Smartphone sempre piĂą duraturi inducono gli utenti a cambiare il loro cellulare meno frequentemente, a cui si aggiunge che i prezzi alti diventano un ulteriore deterrente, ancor di piĂą in un contesto economico incerto. Tutti questi fattori, insieme, rischiano di attivare una spirale negativa che spinge il mercato verso il basso e davanti a questo scenario si moltiplicano i rischi per le aziende meno “solide”; in uno scenario di questo tipo, ha senso la corsa verso l’alto dei prezzi, che tutti i produttori stanno perseguendo in modo costante?
La sensazione è che le aziende stiano perdendo l’equilibrio tra costo dei prodotti e loro prezzo di vendita, condizione che risulta ancora piĂą pericolosa in un momento di difficoltĂ . Non ci resta che lasciar scorrere il tempo e attendere il momento in cui conosceremo i numeri maturati in questi mesi, la sensazione è che la discesa non sia ancora finita.