Smart Working: come si è evoluto il lavoro a casa negli ultimi anni

Esiste da tanti anni ma è diventato una misura d’emergenza durante la pandemia di Covid-19: lo smart working è ormai parte integrante delle metodologie di lavoro dell’ultimo secolo. Vediamo insieme qualche novità e alcuni consigli utili per svolgerlo al meglio.



Sembrano ormai molto lontani i tempi in cui non si capiva molto come funzionasse questa modalità di lavoro, quando nelle riunioni intervenivano spesso colleghi che non si accorgevano del microfono acceso e li sentivamo sgridare il cane o persino qualcuno si alzava e nell’inquadratura della webcam comparivano un bel paio di mutande. Oramai lo smartworking è diventato quotidiano, quasi richiesto come conditio sine qua non per acettare determinati lavori e che nelle PA ancora però non viene accettato.

Che cos’è il lavoro in modalità smart working?

Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale dell’Innovazione tecnologica, definito nella direttiva n.149 del 22 agosto 2022, il lavoro agile è la modalità della prestazione lavorativa svolta in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, definita in accordo sottoscritto da datore di lavoro e lavoratore.

Non è quindi una diversa tipologia di rapporto di lavoro, bensì una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato introdotta al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.

Secondo l’Osservatorio Smart Working & Innovation del Politecnico di Milano, il lavoro da remoto si basa su quattro pilastri:

  • Flessibilità: offre la possibilità di scegliere il luogo e gli orari di lavoro in base alle esigenze personali e aziendali.
  • Tecnologia: la tecnologia è fondamentale per lavorare da remoto, poiché permette di comunicare e collaborare a distanza.
  • Collaborazione: favorisce la collaborazione tra i dipendenti, anche se lontani fisicamente, attraverso l’utilizzo di strumenti digitali come videoconferenze, chat e piattaforme di project management.
  • Performance: mira a migliorare la performance dei dipendenti attraverso una maggiore flessibilità e un utilizzo ottimale delle tecnologie.

In realtà non così recenti le normative e le leggi sullo smartworking sono state introdotte per la prima volta nel 2017 con il D.Lgs. 81/2017, noto come Testo Unico sulla Sicurezza nei Luoghi di Lavoro. 

Con la Legge di Bilancio 2023 è stato introdotto il cosiddetto “smart working semplificato“,una modalità di lavoro agile riservata ai lavoratori fragili (cioè quelli che presentano particolari vulnerabilità a causa di patologie o disabilità). È questa la legge che ha subito la proroga.

Qual è la differenza tra lavoro agile e smart working?

Telelavoro, smart working e lavoro agile sono concetti diversi: il primo è una modalità di lavoro a distanza che prevede l’utilizzo di tecnologie per svolgere la propria attività lavorativa da casa o da un altro luogo fuori dall’ufficio.

Il lavoro agile, detto anche “lavoro dinamico”, è invece un approccio organizzato al lavoro che prevede la flessibilità nella scelta del luogo, del tempo e delle modalità di lavoro, in base alle esigenze dell’azienda e dei dipendenti.

Lo smart working, infine, è una modalità di lavoro basata sulla flessibilità nella scelta del luogo e del tempo di lavoro, ma che prevede anche l’utilizzo di tecnologie per svolgere la propria attività in modo efficiente.

Una differenza importante sta nel fatto che il telelavoro può essere svolto sia in modo ordinario che in modo occasionale, lo smart working è svolto in modo ordinario mentre il lavoro agile può essere svolto sia in modo ordinario che in modo occasionale, ma prevede anche la possibilità di svolgere attività in modalità “on-demand”, ovvero solo quando sono richieste.

Lo smartworking aumenta davvero la produttività?

Sempre secondo il report Smart Working & Innovation 2021 dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2020 il 36,3% delle aziende italiane ha adottato il lavoro agile, con un aumento del 6,5% rispetto al 2019. Inoltre, il report prevede che nel 2023 il lavoro agile raggiungerà il 50% delle aziende italiane.

Per oltre il 60% dei datori di lavoro, lo Smart Working è una soluzione che contribuisce ad aumentare la produttività, contenere i costi e garantire il benessere dei lavoratori. E oltre il 70% dei lavoratori gradisce questa modalità di lavoro per aumentare la qualità della propria vita privata e professionale.

Quando finisce e come funziona lo smart working nel 2023?

Un emendamento recenteal decreto lavoro approvato dall’Aula del Senato, datato 23 Giugno, ha decretato la proroga del lavoro agile nel privato fino al 31 dicembre sia per i lavoratori fragili e genitori con figli under14, mentre nella PA (Pubbliche amministrazioni) fino al 30 settembre solo per i fragili.

I lavoratori dipendenti del settore privato, con almeno un figlio minore di anni 14, hanno diritto a svolgere la prestazione lavorativa in smart-working, anche in assenza degli accordi individuali, a condizione che l’altro genitore non sia beneficiario di misure di sostegno al reddito o non lavori.

Quando l’azienda è obbligata a concedere smart working?

Che tu sia un manager o l’imprenditore della tua azienda, al giorno d’oggi è fondamentale capire come integrare lo smart working nel proprio ambiente lavorativo. Con la Legge di Bilancio 2023, per le aziende private cambiano alcune regole in materia di smart working. 

  • Smart working semplificato: come accennato in precedenza, per i lavoratori fragili lo smart working è stato prorogato nel privato fino al 31 dicembre sia per i lavoratori fragili e genitori con figli under14, mentre nella PA fino al 30 settembre solo per i fragili

Rispetto ai soggetti protagonisti della proroga, il datore di lavoro deve assicurare le attività da remoto anche collocando il lavoratore a una mansione diversa, nell’ambito dello stesso inquadramento, come previsto dai contratti nazionali e senza decurtazione dello stipendio. Per aderire allo smart working semplificato, le aziende devono utilizzare l’applicativo “Smart working semplificato” messo a disposizione dall’INPS nel portale “Servizi Lavoro”, che consente di inviare le comunicazioni necessarie ai lavoratori fragili e alle loro rappresentanze sindacali.

  • Smart working ordinario: per tutti gli altri lavoratori che non rientrano nella categoria dei lavoratori fragili, lo smart working diventa facoltativo a partire dal 1° aprile 2023.

Accordo collettivo: le aziende che vogliono adottare lo smart working ordinario devono stipulare un accordo collettivo con le rappresentanze sindacali dei lavoratori. L’accordo deve definire modalità, obblighi e diritti sia dell’azienda che dei dipendenti.

Smart working nella pubblica amministrazione

E mentre più aziende cercano di ottimizzare i propri prodotti affinchè siano utili per i dipendenti che praticano lo smart working, per i lavoratori del settore pubblico quest’anno si è vista un’inversione di tendenza. Buona parte di essi infatti non può più usufruire del lavoro agile a differenza dei lavoratori del settore privato, con l’eccezione come già precedentemente detto di alcune categorie particolari.

Il trend del 2023 pare vedrà un accrescimento dello smart working anche per questo settore in modo da rimanere competitivo come il settore privato. Noi siamo scettici, in un Italia che fatica a progredire nello snellimento delle procedure amministrative, chissà se la modalità verrà davvero mantenuta o se pian piano cesserà di esistere.

Maria Grazia Cosso: Contributor, studentessa di ingegneria informatica e nel tempo libero esploratrice di novità. Fiera Calabrese e appassionata sin dai tempi del Compaq Presario 425 ai computer, ha reso oggi questa sua passione il suo futuro. Segue da sempre il progresso e lo sviluppo delle nuove tecnologie, le piace stare al passo con le ultime uscite e testarle in prima persona, ogni tanto riesce anche a guardare qualche serie tv.
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