Gli attacchi hacker stanno prosperando sempre di più negli ultimi anni. Un trend che appare indissolubilmente legato a molteplici fattori, tra cui la crescente dipendenza dalla tecnologia della popolazione.
Gli attacchi informatici possono rivelarsi molto redditizi per gli hacker. I pirati informatici, dunque, possono essere spinti da diversi obiettivi, dal guadagno personale a forme di spionaggio, attivismo o sabotaggio.
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I malintenzionati della rete continuano a sviluppare nuove tecniche e sfruttare nuove vulnerabilità nei sistemi per prenderne il controllo. Per questo motivo è importante affidarsi ai servizi di VPN Italia, allo scopo di tutelare i propri dispositivi e, di conseguenza, i propri dati dalle incursioni indesiderate.
Cybersicurezza, cos’è successo in Italia nel 2022: i dati del Clusit
Il rapporto 2023 del Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, fotografa una situazione drammatica nel nostro Paese. Nel 2022 in Italia si sono verificati ben 188 attacchi hacker denunciati, con un boom del 169% in più rispetto all’anno precedente.
Il rapporto evidenzia inoltre che, nell’83% degli hackeraggi riusciti, la gravità di questi assalti si sia poi rivelata disastrosa, con conseguenze tragiche per i sistemi informatici. Il settore più tempestato dalle offensive cibernetiche nel 2022 è stato quello governativo: il 20% dei colpi ha avuto come bersaglio siti dei Ministeri o sistemi che fanno capo all’esecutivo.
Nel 2023 questa tendenza sembra aver invertito la propria rotta. Nell’anno in corso, infatti, episodi di manomissione informatica hanno riguardato proprio il governo in almeno tre distinte occasioni. Tra questi spicca la scorribanda ai danni del Ministero della Giustizia, avvenuta in agosto. Un attacco del tipo ransomware, che consiste nel bloccare l’accesso ad una piattaforma impossessandosi dei dati del legittimo proprietario. Quest’ultimo, per vedersi restituire il maltolto, deve pagare un riscatto ai criminali.
Ma oltre al settore governativo, gli attacchi cibernetici in Italia hanno colpito a più riprese quello manifatturiero, con il 19% degli hackeraggi globali indirizzati verso il nostro Paese. Seguono a ruota le manomissioni informatiche alle ICT e ai settori energetico e finanziario.
Gli attacchi informatici più ricorrenti
Tre le tipologie di aggressioni informatiche più ricorrenti in Italia negli ultimi anni, che secondo gli esperti coincidono anche con quelle più frequenti in un prossimo futuro. A cominciare dagli attacchi di tipo DDoS, acronimo di Distributed Denial of Service. In queste eventualità, i siti web vengono sovraccaricati da traffico dannoso, creato ad hoc dall’hacker, finché non vengono messi fuori uso. In questo modo le ordinarie richieste di accesso non vanno a buon fine e il corretto funzionamento del portale viene compromesso.
Ancor più insidiosi sono gli attacchi di tipo ransomware, già citati in precedenza. Il dispositivo colpito da un programma informatico malevolo viene “sequestrato” dai malintenzionati, che chiedono il pagamento di un riscatto per restituire al legittimo proprietario i dati sottratti.
Il phishing è ancora un problema
Il phishing, in conclusione, è una forma ripetuta di attacco informatico, mirato a ingannare le persone per ottenere informazioni personali e sensibili. In diversi casi si tratta di dati finanziari, password, numeri di carte di credito o dettagli di account bancari. L’utente si vede recapitare un messaggio apparentemente innocuo, spesso via e-mail. Una comunicazione con tutti i crismi di ufficialità e affidabilità, ma che si rivela poi come un tranello. Se il malcapitato abbocca, il mandante dell’attacco può entrare in possesso dei dati e utilizzarli a scopi fraudolenti, come rubare denaro, effettuare acquisti o accedere ad account sensibili.