Piracy Shield: come funziona la piattaforma antipirateria

La pirateria audiovisiva è un problema che affligge il settore dell’intrattenimento da anni. Per contrastare questo fenomeno, nasce Piracy Shield: lo scudo per la pirateria che sbarca nel 2024 in Italia. Vediamo insieme di cosa si tratta.



In Italia nel 2022, secondo i dati di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), il valore economico della pirateria è stato pari a 1,7 miliardi di euro, con un incremento di circa il 10% rispetto all’anno precedente. Il governo italiano sta agendo in vario modo per contrastare i fenomeni illegali nel web, tramite il Digital Services Act ed introducendo nel 2023 la legge n. 93, nota come “legge antipirateria”. Essa prevede, tra le altre cose, l’istituzione di una piattaforma nazionale antipirateria, chiamata Piracy Shield. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Cos’è Piracy Shield?

Piracy Shield è una piattaforma che svolge un ruolo fondamentale nella lotta alla pirateria online. Qualcuno lo chiamerebbe “Anti-pezzotto”, dal nome che da tempo è stato dato alla soluzione per guardare contenuti senza pagare.

Nata con lo scopo di dotare l’Italia di uno strumento tecnico contro lo streaming illegale delle competizioni sportive, è adesso pronta al lancio. È progettata per tutelare i diritti dei titolari di contenuti (Internet Service Provider e clienti) da riproduzioni illegali e violazioni della proprietà intellettuale. Il sistema è sviluppato per segnalare e bloccare immediatamente il detentore del contenuto illegale e la diffusione di ulteriori sul web. Sfruttando tecnologie avanzate come algoritmi per monitorare e identificare le violazioni dei diritti d’autore, offre strumenti efficaci per prevenire e sanzionare le attività illegali. 

Lo sviluppo della piattaforma, curato da Sp Tech, ha richiesto mesi di affinamenti tecnici. Piracy Shield si pone quindi come chiave di volta nella lotta al contrasto della pirateria digitale, offrendo un supporto fondamentale. La piattaforma è stata sviluppata dalla Lega Serie A e messa a disposizione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). Questo sostegno istituzionale rafforza inevitabilmente la sua l’efficacia, garantendo una maggiore tutela dei diritti d’autore e la legalità nello sfruttamento dei contenuti digitali. La guerra allo streaming sportivo illegale è il banco di prova di una battaglia contro i siti pirata di eventi live in generale, ma Piracy shield dovrà abbattere anche le trasmissioni non autorizzate di concerti o altri eventi.

Come funziona Piracy Shield?

Sul suo funzionamento abbiamo alcune notizie: sembra che Piracy Shield funzioni attraverso un sistema di rilevamento automatico dei siti pirata. I detentori dei diritti (come ad esempio le emittenti televisive, le case di produzione cinematografiche e le società di distribuzione di contenuti audiovisivi) caricano sulla piattaforma gli indirizzi Ip o i Fully qualified domain name (Fqdn) dei siti pirata e allegano le prove della violazione. A quel punto Piracy Shield genera un ticket di allerta, distribuito agli operatori, che in automatico oscurano entro 30 minuti l’indirizzo incriminato. Successivamente avverrà un controllo ed in caso di riscontro positivo, la piattaforma invierà una richiesta di blocco al gestore del sito pirata. In caso ciò non avvenga, l’AGCOM provvederà a bloccare il sito tramite una richiesta al fornitore di servizi di connettività (ISP). 

Attualmente le sanzioni per gli utenti che accedono ai siti pirata variano da 250 a 2.500 euro. In caso di recidiva, le sanzioni possono essere aumentate fino a 5.000 euro. Nel mirino ovviamente il business delle tv via internet (Iptv) che trasmettono abusivamente contenuti di cui non hanno i diritti. A partire dal calcio. Non è un caso infatti che sia stato proprio l’associazione della principale competizione calcistica italiana a dare impulso al progetto, prendendo l’iniziativa di creare uno strumento tecnico poi “donato” nell’estate del 2023 ad Agcom.

Chi opera dietro Piracy Shield?

Gli operatori di rete, grandi e piccoli, chiamati a inibire gli indirizzi internet incriminati, sono circa 1.800, dai grandi come Tim e Wind-Tre, ai piccoli, e coprono il 90% del mercato. Fuori restano ancora le aziende associate ad Assoprovider, che ha fatto ricorso contro l’obbligo di partecipare a Piracy Shield ma ha perso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio. Secondo Agcom, tuttavia, il numero di aderenti è sufficiente per partire e ottenere i primi risultati. Chi cerca di collegarsi a un indirizzo abbattuto da Piracy shield sarà reindirizzato ad una pagina che spiega che cosa è successo e indica ai gestori della pagina come fare ricorso, qualora l’oscuramento fosse stato compiuto per errore. Al momento la piattaforma è tarata per gestire circa 750 segnalazioni ogni 30 minuti, di cui 500 per gli Ip e 250 per i Fqdn, ma probabilmente dovrà reggere un traffico molto più alto.

Per identificare i fornitori di servizi internet (internet service provider, Isp) da arruolare per Piracy Shield, l’autorità ha dovuto spulciare gli elenchi del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit), dove sono registrate le aziende del settore ma non è specificato se siano ancora attive o meno, e incrociarli con il suo registro delle comunicazioni (Roc), che al contrario non identifica gli Isp in quanto tali. Da questo confronto è scaturita la lista dei 1.800 nominativi che devono ottemperare la legge che istituisce Piracy shield, la 93 del 2023. Per accedere alla piattaforma è prima necessario fare un accredito, tramite Spid (sistema pubblico di identità digitale) o Cie (carta di identità elettronica), dopodiché Agcom verifica i titoli dell’iscrizione e la accetta, dando prima le credenziali per l’area di test e poi per quella di produzione.

Cosa significa Fqdn e cosa è un indirizzo IP?

Con Fdqn si indica il Fully qualified domain name, ossia un nome di dominio non ambiguo che consente di identificare una risorsa online. Un indirizzo IP, acronimo di Internet Protocol Address, è un codice numerico che identifica univocamente un dispositivo connesso a una rete informatica che utilizza il protocollo Internet. Se vuoi saperne di più su questi indicatori, ne parliamo piu approfonditamente nel nostro pezzo su Cosa è un indirizzo IP e dove si trova

Chi ha creato Piracy Shield?

Non è un caso che sia stato la Lega Calcio a donare ad Agcom la piattaforma. Con un atto di donazione reso pubblico solamente ai primi giorni di gennaio, il 26 luglio l’autorità accetta il regalo. A sviluppare Piracy Shield è Sp Tech. Ossia il braccio tecnologico dello studio legale Previti, associazione di professionisti che prosegue l’attività avviata dall’ex avvocato Cesare Previti. Sp Tech è stata costituita a Roma nel 2020, è una startup innovativa e si occupa di tutela del copyright, protezione dei mercati e reputazione online. La società nel 2022 ha sviluppato un giro d’affari di 417mila euro e ha chiuso il bilancio con una perdita d’esercizio di 12mila euro.

Dal 2024, Piracy Shield costerà circa 100mila euro. E l’autorità potrà chiedere un contributo ai titolari dei diritti, che siano film, canzoni, format tv, media ed eventi sportivi. E alle società che gestiscono la raccolta del diritto d’autore (come Siae). Non c’è menzione invece di un ristoro per gli operatori di rete, che chiedono un sostegno per i costi che devono affrontare. Per ora si parte, per i compensi si vedrà.

Come funziona per la lotta contro la pirateria online

Utilizzare Piracy Shield per proteggere il tuo streaming è un passo importante per garantire un ambiente online sicuro e legale. Sembra che la configurazione sia un processo user-friendly che consente ai titolari dei diritti e agli ISP di impostare facilmente le funzionalità di monitoraggio e protezione. Sarà possibile personalizzare le impostazioni in base alle specifiche esigenze, garantendo un controllo completo sulla diffusione dei contenuti digitali.

Su Piracy shield dovrebbe funzionare quasi tutto in automatico: una volta aperta la segnalazione, si apre un ticket ed entro 30 minuti gli operatori devono oscurarlo. Tutto, però, parte da un provvedimento cautelare. Una denuncia, insomma, da parte dei detentori dei diritti, da depositare presso Agcom. Ma come si può fare una denuncia e spegnere un sito in 30 minuti? Di fatto, l’atto viene inviato in anticipo. Per esempio, quando un sito pirata pubblica il calendario delle partite in streaming. A quel punto, chi ottiene i diritti segnala la faccenda ad Agcom, che fa le verifiche.

Ci sono 75 secondi per correggere la segnalazione, dopodiché viene caricata in automatico. A quel punto il ticket arriva a tutti i sistemi degli Isp che, a loro volta provvedono a oscurare il sito. Questo può avvenire automaticamente qualora il service provider abbia “agganciato” i propri sistemi a Piracy Shield, oppure manualmente. Tuttavia l’automatismo della piattaforma è un tema delicatissimo: nessun controllo umano opera all’interno di quei trenta minuti che intercorrono tra la segnalazione e il blocco. Questo potrebbe virtualmente portare all’oscuramento di interi pezzi di internet. Per prevenire malfunzionamenti o conseguenze inattese, è stato implementato un meccanismo di whitelist: un elenco di siti che non devono in alcun caso essere bloccati. La stessa Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), ha collaborato allo sviluppo della piattaforma con una lista di risorse internet che per ragioni di sicurezza nazionale non devono essere spente in automatico. Resta ancora da capire come sia possibile creare una lista di tutti i domini che devono essere protetti e che tecnicamente potrebbero essere milioni. Anche perché la whitelist non è retroattiva, come si legge dal manuale utente di Agcom.

Maria Grazia Cosso: Contributor, studentessa di ingegneria informatica e nel tempo libero esploratrice di novità. Fiera Calabrese e appassionata sin dai tempi del Compaq Presario 425 ai computer, ha reso oggi questa sua passione il suo futuro. Segue da sempre il progresso e lo sviluppo delle nuove tecnologie, le piace stare al passo con le ultime uscite e testarle in prima persona, ogni tanto riesce anche a guardare qualche serie tv.
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