Eccellenza italiana nell’industria, è una delle aziende storiche del panorama imprenditoriale italiano. Nel nostro appuntamento settimanale con la rubrica ritratti, parliamo oggi di Camillo e Adriano Olivetti e della storia della omonima azienda, vanto del made in Italy in tutto il mondo.
Benvenuti nella nuova sezione “Ritratti” di MisterGadget.Tech, un’entusiasmante esplorazione dei grandi personaggi che hanno plasmato la storia della tecnologia. In questa sezione, vi condurremo in un affascinante viaggio attraverso le vite e le realizzazioni di geni innovatori, visionari che hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo della tecnologia. Dai pionieri dell’informatica ai visionari dell’elettronica, ogni “Ritratto” sarà un’immersione approfondita nella vita e nel lavoro di coloro che hanno contribuito in modo significativo a plasmare il nostro presente tecnologico. Un omaggio a menti brillanti e a idee rivoluzionarie, “Ritratti” celebra il passato, presente e futuro dell’innovazione tecnologica. Ogni settimana un nuovo ritratto.
Indice
La storia di questa famiglia è un affascinante intreccio di passione per la tecnologia, spirito imprenditoriale e profondo legame con il territorio. Camillo Olivetti non fu solo un brillante ingegnere e imprenditore, ma anche un uomo profondamente legato al territorio e alla comunità. Durante la seconda guerra mondiale il capofamiglia, Camillo, scrive e pubblica clandestinamente un opuscolo che propone radicali riforme in campo sociale, economico-finanziario e industriale. La sua visione d’impresa andava oltre il mero profitto, abbracciando una dimensione sociale e culturale.
Camillo: una mente forgiata tra Ivrea e il mondo
Camillo Olivetti, nato a Ivrea nel 1868, figlio di un piccolo agricoltore e mediatore di terreni, proveniente da un’agiata famiglia di origini ebraiche, probabilmente giunta a Ivrea dalla Spagna nel Seicento. Fin da giovane, Camillo dimostrò una spiccata propensione per le scienze e la meccanica. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino, intraprese un viaggio formativo a Londra, dove ebbe l’opportunità di lavorare in un’azienda di strumentazione elettrica. Questa esperienza gli permise di affinare le proprie competenze tecniche e di acquisire una visione internazionale del mondo industriale.
È infatti in questo periodo che aderisce al partito socialista, sviluppando specifici interessi per il federalismo, le autonomie locali, le riforme istituzionali democratiche. La sua forte amicizia con Galileo Ferraris, ideatore del motore elettrico in corrente alternata, lo porta in America e precisamente a Chicago, da dove inizierà il suo viaggio in lungo e in largo attraverso gli Stati Uniti. Qui rimane per un anno e visita città, laboratori e fabbriche per comprendere meglio i fattori alla base del dinamismo economico e industriale degli USA.
CGS: Centimetro, Grammo, Secondo
Tornato in Italia, fondò una piccola ditta per la costruzione di strumenti elettrici di misurazione, che in parte lui stesso disegna e brevetta; anche la fabbrica in mattoni rossi costruita per ospitare l’officina è frutto di un suo progetto. Camillo Olivetti sceglie personalmente gli operai uno a uno: quasi tutti provengono dal mondo contadino, ma lui li istruisce con un corso elementare di elettricità che tiene presso la sua abitazione di Montenavale. Per la necessità di trovare nuovi soci, risorse finanziarie e sbocchi commerciali, la piccola azienda di strumenti elettrici si trasferisce a Milano, dove assume la denominazione di C.G.S. Ma Camillo Olivetti, sempre alla ricerca di nuove esperienze, dopo qualche tempo ne lascia la gestione ad altri e rientra a Ivrea.
La nascita di un’icona: la Olivetti
Il 29 ottobre 1908, utilizzando la piccola fabbrica in mattoni rossi, fonda a Ivrea la “Ing. C. Olivetti e C.”.
Alla laboriosa preparazione del primo modello di macchina per scrivere lavora un gruppo di una ventina di persone, che lo stesso ingegner Camillo provvede ad addestrare.
La prima macchina per scrivere prodotta dalla Olivetti, la M1, fu un successo immediato, grazie alla sua robustezza, affidabilità e design innovativo. Negli anni successivi, l’azienda continuò a crescere e a diversificare la propria produzione, introducendo sul mercato modelli sempre più avanzati.
Nel 1922 costituisce la fonderia e nel 1926 la OMO (Officina Meccanica Olivetti) per la costruzione di macchine utensili, che lui stesso progetta. Il primo modello è un “trapano sensitivo”, cui faranno seguito fresatrici, rettificatrici e altre macchine speciali per la produzione di parti di macchine per scrivere.
Assieme al figlio Adriano, rientrato da un viaggio di studio negli Stati Uniti, provvede alla riorganizzazione dell’attività produttiva della fabbrica e rafforza la struttura commerciale con la creazione di filiali e consociate in Italia e all’estero.
Lettera 22: il progetto di un’icona
La Lettera 22, lanciata nel 1950, rappresenta molto più di una semplice macchina per scrivere: è un’icona di design, un simbolo di innovazione e un pezzo di storia italiana. Nata dalla collaborazione tra l’ingegnere Giuseppe Beccio e il designer Marcello Nizzoli, questa macchina per scrivere portatile ha coniugato funzionalità ed estetica in un oggetto dal fascino intramontabile.
Nonostante le dimensioni ridotte, la Lettera 22 offriva prestazioni eccellenti, grazie a un meccanismo di scrittura preciso e affidabile. La tastiera ergonomica e la facilità d’uso la rendevano adatta anche a chi non aveva esperienza con le macchine per scrivere.
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L’eredità Olivetti: un modello di impresa illuminata
Nel corso degli anni ’30 Camillo Olivetti cede al figlio sempre maggiori responsabilità nella conduzione dell’azienda, ma continua a svolgere un ruolo importante nel promuovere una intensa attività di progettazione e di produzione, con nuovi modelli di macchine per scrivere, i primi mobili per ufficio, le prime telescriventi e macchine da calcolo.
L’Olivetti, anche grazie alle innovazioni portate dalla seconda generazione, si distinse per le sue politiche innovative in ambito lavorativo. Adriano credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto offrendo ai dipendenti condizioni di lavoro all’avanguardia, servizi sociali e opportunità di formazione. L’azienda investì anche nella cultura e nell’arte, promuovendo iniziative editoriali, mostre e progetti architettonici di grande valore.
L’organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni. Durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c’era una divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di tutti.