Ora per usare un drone la questione è ben differente, chiunque ne abbia uno infatti dovrebbe controllare subito prima di avere problemi.
L’Italia è stato uno dei primi Paesi a regolarizzare l’utilizzo del drone e quindi a limitarne anche le possibilità. In particolare l’Enac è stata tra le prime autorità ad aver stilato una limitazione e delle norme per il corretto uso, in sicurezza, di questo strumento tecnologico per le riprese dall’alto. Nel 2013 è arrivato il primo documento. A livello europeo vige per tutti il numero 2018/1139, questo prevede una serie di limitazioni.
A livello Europeo è stata adottata anche una normativa unificata, poi è arrivato uno stravolgimento. C’è stata infatti una riforma delle condizioni in cui è possibile usare un drone, che si tratti di uso privato o a scopi professionali. I droni liberi sono quelli che si possono usare senza patentino e sono quelli al di sotto dei 250 grammi, infatti molte versioni sono proprio di 249 grammi, studiate per consentirne l’uso senza particolari problemi. Per molti si tratta di giocattoli o di scarso valore ma non è così dal momento che sono stati prodotti appositamente.
Utilizzo dei droni, cosa cambia: novità assolute
Al di sotto di questo peso i droni devono comunque rispettare le regole, questo vuol dire che fanno parte della categoria Open, ovvero A1, classe C0. Questi piccoli droni possono volare ad un massimo di 19 metri al secondo, praticamente circa 68.4 chilometri orari e la persona che li utilizza deve avere almeno 16 anni. Anche se in questo caso l’attestato non è obbligatorio bisogna comunque avere la registrazione del prodotto sul portale D Flight, se ha telecamera, con assicurazione obbligatoria con un massimale minimo di 880.000.
Se il drone però è più pesante è richiesto il patentino ed è qui che arrivano i problemi perché questo ha un costo non da poco. Dal 1 marzo però ci sono nuove regole ma non tutti ne sono a conoscenza, queste riguardano proprio l’attestato pilota che serve per usare quelli a portata maggiore. Questo vale per tutti i droni da 250 grammi a 25 kg e per un’altezza massima di 120 metri, senza comunque il sorvolo di persone, lontano da gruppi e comunque a più di 150 metri da agglomerati urbani.
Viene eliminato il limite di distanza massima di 500 metri che invece è stato modificato con un volo a vista, il regolamento specifica anche che resta l’obbligo della registrazione e quindi di apporre il codice sul prodotto. Ma la vera notizia è che l’attestato di pilota APR si può ottenere seguendo un corso online e superando l’esame e soprattutto con un costo che ora è alla portata di tutti di 31 euro.