Una novità fa preoccupare tutti dopo quanto condiviso dalle forze dell’ordine che hanno determinato dati molto precisi per gli utenti.
Tesla ha raccolto i dati del conducente che è stato vittima del terribile incidente a Las Vegas, secondo gli esperti di dati però c’è un dettaglio su cui molti non si sono soffermati ovvero il quantitativo di dati che è stato rilevato da parte dell’azienda da un semplice veicolo. Le auto recenti sostanzialmente sanno tutto, dove vai, quando ci vai, che strada fai e soprattutto registrano ogni cosa, anche quando non ce ne rendiamo conto.
I dati raccolti sull’auto di Musk ne sono appunto la prova, si sono rivelati fondamentali per fare luce su questo caso di cronaca ma, di contro, hanno aperto anche una questione ben diversa, sulla sicurezza e soprattutto sulla privacy degli utenti che le utilizzano. “Devo ringraziare Elon Musk, in modo particolare”, ha detto ai giornalisti lo sceriffo del dipartimento di polizia metropolitana di Las Vegas Kevin McMahill. “Ci ha dato un bel po’ di informazioni aggiuntive”.
Auto che ti spiano: cosa significa e come difendersi
Secondo David Choffnes si può parlare di vera e propria “sorveglianza digitale” in questi casi, le aziende infatti raccolgono i dati e gli utenti lo sanno ma non capiscono bene cosa implica effettivamente, cosa significa e quali sono le ripercussioni e soprattutto quali sono le conseguenze di tutto questo.
Ad esempio, sulla stessa scia, la General Motors è stata citata in giudizio per aver venduto 1.8 milioni di dati dei conducenti delle compagnie assicurative senza il loro consenso. Anche Tesla è finita sotto accusa, già qualche anno fa, quando i dipendenti erano stati accusati di aver condiviso tra loro delle registrazioni dei conducenti nei loro veicoli con immagini anche delicate e private. In realtà Tesla non ha mai risposto alle domande circa queste condizioni.
Tesla grazie alle informazioni è riuscita sicuramente a ricostruire tutto il viaggio e gli spostamenti che in questo caso sono stati fondamentali ma la preoccupazione è appunto un’altra. “Penso che le forze dell’ordine dovrebbero avere accesso ai dati che possono aiutarle a risolvere le cose rapidamente”, ha affermato. “Ma abbiamo diritto alla privacy” scrive Daniels, consulente per la privacy che invita appunto a fare attenzione a cosa si accetta e si condivide online.
Spesso si sottovalutano le conseguenze di alcune scelte ma queste possono essere veramente significative per la propria vita e la propria privacy.