Molto spesso su WhatsApp si tendono a scambiare messaggi di vario tipo, ma non tutti sanno che questi possono anche essere utilizzati in tribunale.
Non si tratta solo di conversazioni informali, ma di elementi che possono diventare vere e proprie prove. È quindi importante capire la direzione che sta prendendo la tecnologia e anche ciò che si può e non si può dire all’interno delle chat.
Meta ha lavorato per porre alcuni limiti a quelli che sono anche i termini da poter adoperare, sia all’interno delle chat private che in maniera pubblica sui vari social. È chiaro che anche WhatsApp rientra in queste restrizioni. Non perché vi sia un controllo diretto da parte di persone sulle chat, ma perché, sulla base di segnalazioni apposite, determinati elementi all’interno delle conversazioni possono diventare anche motivo di blocco dell’account.
Messaggi su Whatsapp: quando possono finire in tribunale
Quindi, è chiaro che si tratta sicuramente di sistemi di messaggistica privati, ma che hanno comunque delle limitazioni specifiche da rispettare. Questo introduce un dato importante che riguarda anche i messaggi di WhatsApp, che vengono utilizzati come vere e proprie prove in tribunale.
Chiaramente vengono effettuate delle perizie tecniche per garantire che siano autentici e che non siano stati manipolati o modificati, ad esempio, attraverso dei sistemi di intelligenza artificiale. Questo ha cambiato tutto, perché molti non sanno che anche le conversazioni digitali sono delle prove documentali e che, pertanto, devono rispettare determinate linee guida.
Secondo il codice civile, all’articolo 2697, la prova è valida a patto che chi presenta i messaggi possa dimostrare che questi siano conformi all’originale, cioè che provengano oggettivamente dal mittente indicato come tale. È chiaro che, per rimanere lineare questa condizione, vengono fatte tutte le verifiche del caso dal punto di vista tecnico. Ad esempio, chi presenta uno screenshot potrebbe averlo facilmente manomesso dal punto di vista fotografico, modificando l’elemento, come le frasi riportate o il mittente del messaggio.
In ambito penale, invece, i messaggi che riguardano WhatsApp e altre chat come quelle dell’applicazione rientrano nell’articolo 2304, che prevede la possibilità di acquisire dei documenti, incluse le comunicazioni digitali, per determinare dei fatti ai fini del giudizio. In generale, la Corte di Cassazione ha stabilito che i messaggi WhatsApp sono comunque tracce informatiche e quindi documenti a tutti gli effetti, che diventano ammissibili come prove, a patto che non vengano manipolati.
Questi dettagli sono importanti per tutti, soprattutto per i giovanissimi che fanno largo uso delle chat online e che hanno ovviamente la necessità di comprendere molto bene che ciò che scrivono in ogni momento non è un gioco, che non è uno scherzo, ma può avere ripercussioni serie in determinati contesti.