Il digitale terrestre si prepara all’ennesimo switch-off nel 2025, causando chiaramente preoccupazione negli utenti che non sanno bene cosa significa e cosa ci sarà da fare.
L’innovazione in campo digitale fa piacere a tutti, soprattutto quando arriva un beneficio collettivo dato dalla possibilità di vedere 999 differenti canali e quindi una marea di prodotti diversi che vanno a coprire qualunque tematica e soprattutto qualunque età.
Ovviamente, però, c’è sempre il risvolto della medaglia, che in questo caso sono gli interventi tecnici e le modifiche che bisogna fare e che ricadono chiaramente anche sull’utente finale. Nei casi più sfortunati, si tratta di modificare il proprio televisore, acquistando un modello di ultima generazione, oppure adattandolo mediante un piccolo dispositivo esterno da poter acquistare sul web o direttamente nei negozi. Nei casi più fortunati, non bisogna fare molto, se non attivare nelle impostazioni una semplice ricerca di canali.
Digitale Terrestre: switch off 2025, cosa cambia
Adesso, però, con l’arrivo di nuovi canali, c’è una grande novità del tutto in attesa, che porta a compimento lo switch-off secondario, quindi con la seconda vita del digitale terrestre, con dei canali che sono addirittura interattivi. Ovviamente è un cambiamento senza precedenti che si pone con grande attenzione ed è molto interessante rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni.
La questione, però, pone attenzione, poiché, ovviamente, per le tv minori, quelle tipicamente locali, che chiaramente hanno risorse a disposizione differenti, una simile concorrenza potrebbe essere molto pesante da sopportare. Da un lato rappresenta un beneficio per gli utenti, dall’altro rappresenta anche un rischio in termini di competitività.
Nell’ultima edizione del CES che si è tenuta a Las Vegas, ci sono state innovazioni tecnologiche straordinarie, tra cui alcune veramente incredibili. Tuttavia, come spiegato dall’associazione Aeranti-Corallo, che rappresenta le tv locali italiane, potrebbero esserci delle problematiche. In particolare, Marco Rossignoli, il coordinatore dell’associazione, ha spiegato come le emittenti televisive nazionali abbiano ovviamente degli strumenti adeguati per fronteggiare gli sviluppi futuri, cosa che chiaramente le piccole tv non possono avere, perché sono vincolate a trasmettere a una qualità inferiore. Quindi, già c’è un primo scalino da dover superare.
Nello scenario complessivo, i cambiamenti potrebbero rendere ulteriormente difficile la competitività e quindi, sostanzialmente, compromettere quello che è il pluralismo televisivo. Al momento, comunque, tutto è in divenire, quindi gli aggiornamenti sono progressivi. Sicuramente, ciò che stiamo assistendo è la presenza di moltissimi canali, molti dei quali sono già in alta definizione, sia per quanto riguarda il video che l’audio.