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Perché gli assistenti vocali hanno voci femminili?

Gli assistenti vocali come Siri, Alexa e Cortana utilizzano di default una voce femminile per diversi motivi, che spaziano dalla preferenza degli utenti agli stereotipi culturali, fino alle strategie di marketing delle aziende tecnologiche. Sebbene questa scelta possa sembrare innocua, ha acceso un dibattito sulle implicazioni sociali e di genere della tecnologia.



Preferenze dell’utente e percezione sociale

Uno dei motivi principali per cui molte aziende scelgono voci femminili è che la maggior parte delle persone le trova più gradevoli e affidabili. Studi di psicologia cognitiva e neuroscienze hanno dimostrato che le voci femminili vengono percepite come più calde, empatiche e rassicuranti rispetto a quelle maschili. Inoltre, la loro gamma di frequenze e tonalità più alte le rende più chiare e comprensibili in ambienti rumorosi.

Uno studio condotto da Naim Zirau nel 2021 ha evidenziato che gli utenti attribuiscono automaticamente determinati tratti di personalità alle voci digitali: le voci femminili vengono percepite come più accoglienti e disponibili, mentre quelle maschili come più autorevoli e dominanti (nationalgeographic.it). Questo fenomeno è strettamente legato ai preconcetti culturali radicati nella società.

Il ruolo degli stereotipi di genere nella creazione degli assistenti vocali

L’industria tecnologica non è immune agli stereotipi sociali. La storica associazione tra donne e lavori di assistenza ha influenzato la progettazione degli assistenti vocali, portando le aziende a preferire voci femminili per software pensati per supportare gli utenti, rispondere alle domande e svolgere compiti organizzativi.

Secondo un rapporto dell’UNESCO del 2019, l’uso diffuso di voci femminili negli assistenti vocali potrebbe rafforzare stereotipi dannosi, suggerendo che le donne siano naturalmente predisposte a compiti di supporto e assistenza. Saniye Gülser Corat, direttrice per l’uguaglianza di genere dell’UNESCO, ha dichiarato: “Macchine obbedienti e servizievoli che fingono di essere donne stanno entrando nelle nostre case, nelle nostre auto e nei nostri uffici. La loro sottomissione, ormai radicata, influenza il modo in cui le persone si rivolgono alle voci femminili e modella il modo in cui le donne rispondono alle richieste e si esprimono” (innslifes.com).

Il marketing e le strategie delle aziende tecnologiche

Oltre agli aspetti psicologici e culturali, le aziende tecnologiche hanno scelto voci femminili basandosi su ricerche di mercato che dimostrano come gli utenti interagiscano più volentieri con esse. Microsoft, Apple, Amazon e Google hanno adottato questa strategia dopo aver condotto test sugli utenti.

Nel 2017, una portavoce di Microsoft dichiarò che per un assistente vocale progettato per essere utile, collaborativo e affidabile, una voce femminile era la scelta più efficace. Tuttavia, la mancata disponibilità iniziale di opzioni alternative ha portato a critiche e, nel tempo, le aziende hanno introdotto voci diverse per rispondere a queste preoccupazioni (saperescienza.it).

Inoltre, uno studio della North Carolina State University ha dimostrato che gli utenti si fidano maggiormente delle voci femminili quando si tratta di consigli su farmaci o assistenza sanitaria, mentre le voci maschili vengono percepite come più credibili in ambiti finanziari o tecnici. Questo dimostra che la nostra percezione del genere influenza inconsciamente il modo in cui valutiamo la competenza e l’affidabilità di un’interfaccia vocale.

Questioni di genere nel mondo della tecnologia (mistergadget.tech)

Un aspetto preoccupante è l’impatto di questi bias sui bambini, che crescono abituati a impartire ordini ad assistenti vocali femminili, interiorizzando inconsciamente l’idea che le donne siano subordinate. Video sui social mostrano insegnanti chiamate “Alexa” dai propri studenti, un segnale di come questi dispositivi influenzino la percezione dei ruoli di genere fin dalla giovane età.

Cosa possiamo fare? Best practice per eliminare i bias di genere

Per rendere gli assistenti vocali più inclusivi, gli esperti suggeriscono alcune best practice:

  • Essere consapevoli del problema e mettersi in discussione.
  • Evitare di dare nomi femminili agli assistenti vocali.
  • Ricordare che gli algoritmi sono creati da esseri umani e riflettono i loro pregiudizi.
  • Utilizzare voci di genere neutro, come la voce “Q”.
  • Favorire ambienti di lavoro con leadership diversificata per progettare prodotti più inclusivi.

Inoltre, hanno proposto una lista di domande per valutare i prodotti tecnologici:

  • Questo prodotto rafforza l’idea delle donne come passive o subordinate?
  • Nel suo marketing le donne sono rappresentate come aiutanti e gli uomini come protagonisti?
  • È stato sviluppato senza coinvolgere donne nel processo decisionale?

Il futuro: assistenti vocali di genere neutro?

Negli ultimi anni, alcune aziende hanno cercato di rendere gli assistenti vocali più inclusivi. Apple, ad esempio, ha introdotto etichette numeriche per le voci di Siri, mentre Google ha ampliato la gamma di opzioni vocali disponibili. Nel 2019 è stata sviluppata “Q”, una voce sintetizzata di genere neutro, per offrire un’alternativa più inclusiva agli assistenti vocali tradizionali.

Tuttavia, l’adozione di queste soluzioni è ancora limitata e molti utenti tendono a preferire le voci a cui sono abituati, che rimangono prevalentemente femminili.

Laura Fasano

Tech blogger e content creator di formazione psicologica (laureata in Psicologia per il Benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva). Da anni il suo obiettivo è aiutare le persone a comprendere come il mondo digitale e la tecnologia possano essere utili per sviluppare risorse, competenze, opportunità e benessere.

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