
Recensione Split Fiction: il nuovo capolavoro cooperativo di Josef Fares spinge i limiti dell'interattività videoludica (MisterGadget.Tech)
Dimenticate tutto ciò che sapete sui giochi cooperativi. “Split Fiction” è un’esplosione di creatività, un concentrato di gameplay frenetico e idee geniali che vi sorprenderanno a ogni capitolo (e oltre)
+ Varietà e ritmo incalzante
+ Direzione artistica ispirata
+ Longevità elevata e contenuti extra
+ Pass Amico e Cross-play
+ Doppiaggio in italiano completo
– Linearità narrativa
– Potenziale “affaticamento” per sessioni prolungate
Forte del clamoroso successo di “It Takes Two”, Josef Fares torna alla ribalta con “Split Fiction”, un’esperienza cooperativa che ambisce a ridefinire i canoni del genere. Il celebre game designer, noto per le sue dichiarazioni provocatorie, promette un’avventura senza precedenti, ricca di momenti inediti nella storia dei videogiochi. Ma “Split Fiction” mantiene davvero le sue promesse?

“Ci sono elementi in questo gioco, soprattutto nel finale, che non avete mai visto prima in un videogioco. Sono così sicuro di quello che dico.” Con queste parole cariche di sicurezza, Josef Fares ha presentato “Split Fiction”, la sua ultima creazione, destinata a superare ancora una volta i confini del gaming cooperativo. Questa sicurezza, che alcuni potrebbero interpretare come arroganza, si è sempre rivelata ben fondata. Già nel 2021, Fares aveva lanciato una scommessa audace, promettendo pubblicamente 1000 dollari a chiunque si fosse annoiato giocando a “It Takes Two”. Il risultato? Un successo planetario, con oltre 20 milioni di copie vendute e il prestigioso titolo di GOTY ai Game Awards, consolidando l’ambizione di Hazelight Studios di primeggiare nella creazione di esperienze narrative interattive. E ancora una volta, dobbiamo ammetterlo: “Split Fiction” contiene davvero elementi mai visti prima in un videogioco.
Indice
Quando il gameplay eleva la narrazione
“Split Fiction”, nuova gemma del “couch gaming”, si pone in continuità con la filosofia cooperativa inaugurata da “It Takes Two”. Attraverso uno schermo condiviso, la cui divisione dinamica crea a volte panorami suggestivi – testimonianza di una direzione artistica ancora una volta ispirata – una coppia di giocatori è chiamata a collaborare per portare a termine una missione comune. In “Split Fiction”, impersoniamo Mio e Zoé, due scrittrici dai caratteri opposti, entrambe alla ricerca della loro prima occasione editoriale presso una casa editrice gestita da un direttore egocentrico e privo di scrupoli, il cui unico scopo sembra essere quello di appropriarsi delle loro idee creative, estraendole letteralmente dalle loro menti attraverso inquietanti macchine di simulazione.

Unite da un destino capriccioso e da una tecnologia bizzarra, le protagoniste si ritrovano proiettate nei rispettivi universi onirici: il mondo fantastico e fiabesco di una e quello fantascientifico e tecnologico dell’altra, una dualità che arricchisce notevolmente la struttura del gioco. Insieme, Mio e Zoé dovranno sventare i piani affaristici di questa azienda senza scrupoli, risolvendo al contempo le proprie problematiche personali.
Doppiaggio in italiano presente fin dal lancio
Una nota di merito per questa nuova opera di Hazelight è la presenza di un doppiaggio completo in italiano fin dal giorno di uscita, rendendo il gioco accessibile anche a chi non ha familiarità con le lingue straniere. Unico neo, in alcune occasioni le voci di Zoé e Mio possono risultare leggermente confuse.

La trama, pur essendo coinvolgente e toccando temi attuali come l’intelligenza artificiale, si sviluppa in modo piuttosto lineare e prevedibile, anche nel suo finale. La sua funzione principale sembra essere quella di fornire un contesto narrativo all’esperienza cooperativa, permettendo ai giocatori di comunicare liberamente senza il rischio di sovrapposizioni nei dialoghi e garantendo al contempo una chiara comprensione della storia. Il gioco affronta un tema universale, l’amicizia, trattandolo in modo classico ma efficace.
“Questo gioco parla di amicizia. C’è sempre una parola che è centrale nei nostri giochi e che guida la nostra visione, il nostro modo di scrivere la storia e il nostro approccio al lavoro di squadra. È questo che cerchiamo di integrare come elemento fondante dell’intera esperienza di gioco”, ha spiegato Josef Fares. Mentre le sequenze filmate gestiscono l’avanzamento della trama, le fasi di gameplay si trasformano in un turbinio di azioni frenetiche e spettacolari, evidenziando l’ossessione di Josef Fares per questo progetto: stupire il giocatore mettendo in mostra l’abilità del suo team nella progettazione di livelli e nella creazione di una messa in scena assolutamente fuori dagli schemi.
Un luna park ludico ricco di attrazioni
Rispetto a “It Takes Two”, che presentava un’anima più “pixariana” e personaggi dal forte carisma emotivo, “Split Fiction”, pur mantenendo un carattere eccezionale, può apparire come una vetrina più “accademica” delle capacità di Hazelight, concentrata sull’esplorazione delle potenzialità più estreme del game design e sul riversarle sullo schermo in un flusso continuo, alla costante ricerca della meraviglia.

Nonostante ciò, la sua originalità è innegabile. Nei capitoli iniziali, Mio e Zoé incontrano pochi personaggi chiave, ma si muovono in scenari mozzafiato, che evocano l’immaginario di “Dune” e “Blade Runner”, per poi essere catapultate in villaggi fantastici abitati da troll furiosi, pronti a farle a pezzi al minimo errore.
È disponibile il pass amico per Split Fiction?
Sì! La funzionalità “Pass Amico” tipica dei giochi Hazelight è stata confermata: un giocatore che possiede il gioco può invitare un amico a unirsi alla partita gratuitamente. Sarà inoltre disponibile il cross-play tra piattaforme PlayStation, Xbox e PC (via Steam).

Discese mozzafiato su dune di sabbia, voli a dorso di drago, fughe adrenaliniche in moto ed enigmi che sfidano le leggi della fisica si susseguono in una spirale vertiginosa di puro intrattenimento. In uno dei mondi di Zoé, abbiamo scoperto l’abilità di trasformarsi a piacimento in diverse forme animali, come un agile primate, un pesce guizzante o un folletto, per superare ostacoli complessi. Impossibile non citare la miriade di omaggi ad altri pilastri della storia videoludica: “Mega Man”, “Donkey Kong” e altri classici sembrano aver ispirato livelli che alternano sapientemente visuale 3D e 2.5D, giocando con prospettive e cambi di inquadratura con un’intelligenza sorprendente. Scampare all’esplosione di un sole morente, sfidare una scimmia in una gara di ballo o combattere un gattino diabolico sono solo alcune delle innumerevoli attività che vi attendono.
La nostra preferita è senz’altro quella del sesto capitolo, in cui ci trasformiamo in piccole biglie da flipper da lanciare a tutta velocità attraverso rampe e tunnel di un gigantesco meccanismo. Le azioni delle protagoniste si completano a vicenda in una sinergia perfetta, richiedendo un coordinamento impeccabile. Mentre una guida un veicolo, l’altra può colpire i nemici con raffiche di proiettili. Quando una è armata di frusta laser, l’altra impugna una katana affilata. Se una delle due soccombe, l’altra deve attendere per proseguire in un livello che sfrutta sempre in modo equilibrato le capacità di entrambe, rendendo l’esperienza gratificante per entrambi i giocatori.
Ritmo incalzante e idee geniali: un “It Takes Two” iper-vitaminizzato
Nella sua essenza, “Split Fiction” ricorda molto “It Takes Two”, riprendendone la struttura di gioco basata su piattaforme e risoluzione di enigmi. Ma appare chiaro fin da subito che questa nuova opera di Hazelight è una versione potenziata e adrenalinica del suo predecessore. L’intensità è amplificata in ogni aspetto: azione, ritmo e difficoltà. Se “It Takes Two” richiedeva già una certa agilità di riflessi e una buona gestione della telecamera, escludendo di fatto un pubblico troppo casual, questa nuova opera si rivela ancora più impegnativa, richiedendo un partner di gioco esperto e una buona intesa per superare le sfide e la durata non indifferente del gioco.
La moltitudine di boss coriacei metterà a dura prova le vostre abilità, così come le fasi d’azione frenetiche che esigono riflessi chirurgici. Il gioco non risulta comunque eccessivamente punitivo, e avrete la possibilità di riprendere la partita da numerosi checkpoint disseminati lungo l’avventura, dopo ogni game over. La funzione che permette di saltare direttamente al checkpoint successivo offre inoltre un’opzione per superare i segmenti più ostici. È accessibile dal menu “Accessibilità” nelle Opzioni.

La vera forza di “Split Fiction” risiede in due elementi chiave: la sua capacità di sorprendere il giocatore fino alla conclusione e l’assenza di un “loop” di gameplay ripetitivo, un concetto estraneo alla filosofia di Fares: “Non esiste. Non c’è un ciclo di gameplay perché credo che il ritmo sia fondamentale nei nostri giochi. Il ritmo include il modo in cui le meccaniche cambiano continuamente. Ecco perché introduciamo sempre nuove meccaniche. Detto questo, è anche una delle sfide più difficili da affrontare, perché ci sono così tanti meccanismi diversi.”
Ogni capitolo – otto in totale – potrebbe quasi essere un gioco a sé stante, introducendo un universo inedito e un’infinità di idee, lasciandovi forse a volte anche un po’ esausti al termine di sessioni dal ritmo così incalzante, ma escludendo categoricamente qualsiasi possibilità di annoiarsi. Un’ora trascorsa con “Split Fiction” darà l’impressione di aver vissuto mille avventure. L’esperienza completa si estende per circa venti ore, una durata considerevole, ulteriormente ampliabile dedicandosi alle dodici “storie accessorie”, sezioni secondarie che, pur essendo meno rilevanti per la trama principale, offrono comunque delle vignette ludiche di notevole inventiva, che sarebbe un peccato tralasciare. E grazie alla comoda opzione di selezione dei capitoli, è facile recuperare eventuali digressioni narrative mancate. Come, ad esempio, rinunciare alla sequenza in cui i protagonisti, trasformati in maiali lascivi, poi in salsicce grigliate, vengono infine cosparsi di una succulenta combinazione di ketchup e maionese? Assolutamente no, non vorrete perdervela.