
POCO F7 Pro offre un ottimo equilibrio tra prezzo e qualità (MisterGadget.Tech)
Nel panorama degli smartphone, POCO è ormai un nome ben noto per chi cerca prestazioni solide senza dover svuotare il conto corrente. Lanciato come successore del POCO F6 Pro, il nuovo POCO F7 Pro alza ulteriormente l’asticella e si rivolge a quella fascia di utenti che vuole potenza, autonomia e un comparto fotografico dignitoso senza dover per forza andare su brand più blasonati.
Fa parte della stessa galassia Xiaomi, ma con un posizionamento sempre più definito: POCO si muove nella zona “quasi top”, quella in cui si cerca di offrire l’illusione dell’esperienza premium, restando però ben lontani da certi prezzi da flagship. In altre parole, la stessa logica che porta qualcuno a comprare la Skoda top di gamma pensando che sia un’Audi. Spesso funziona, a patto di accettare qualche compromesso.
+ Batteria capiente
+ Ricarica veloce
+ Fotocamera principale con stabilizzazione
+ Prezzo aggressivo
– Grandangolo quasi inutile
– Audio nella media
– Software non sempre convincente
Indice
Design
Sul fronte del design, POCO F7 Pro è un oggetto che divide. Come sempre, si tratta di una questione soggettiva, ma l’impressione generale è che questo non sia il punto forte del dispositivo. Il modulo fotografico circolare sul retro è grande, vistoso e — nel modello che abbiamo testato — enfatizzato da una fascia di colore differente che accentua il contrasto. È una scelta estetica che può piacere oppure no, e nel nostro caso non ci ha convinto per nulla.

Il resto della scocca è coerente con lo stile POCO: materiali di buona qualità, ma nessun elemento che trasmetta una sensazione di vera eleganza o originalità. La scocca posteriore tende a trattenere un po’ le impronte e la struttura non è tra le più sottili, ma almeno si percepisce solida.
Chi si aspetta qualcosa di raffinato o particolarmente curato sotto il profilo stilistico, forse farebbe meglio a guardare altrove. Quando parliamo di dimensioni generose parliamo di uno spessore che è di 8,2 mm, con un peso oltre i 200 g.
Specifiche tecniche
Dal punto di vista tecnico, POCO F7 Pro fa subito capire di che pasta è fatto. Il processore è il Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3, lo stesso visto su numerosi top di gamma dello scorso anno. A supportarlo ci sono 12 GB di RAM LPDDR5X e fino a 512 GB di memoria interna UFS 4.1, non espandibile.
Lo schermo è un AMOLED da 6,67 pollici con risoluzione 3200 x 1440 pixel, refresh rate a 120 Hz, luminosità massima di 4.000 nit (sulla carta), supporto HDR10+ e Dolby Vision. Sulla carta sembra il paradiso dei contenuti in mobilità, e in effetti l’esperienza visiva è di buon livello.

Manca il jack audio, come ormai da prassi, e la certificazione è IP68: sufficiente per qualche goccia d’acqua, ma niente immersioni. Il sensore di impronte è integrato nel display e funziona bene nella maggior parte dei casi.
C’è il supporto per la doppia Sim in versione nano, vale la pena sottolineare anche la presenza di un sensore delle impronte digitali a ultrasuoni.
Performance
Qui non c’è nulla da dire: POCO F7 Pro è una macchina da guerra. Qualunque tipo di attività venga richiesta, dalle app più semplici al multitasking spinto fino al gaming in 3D, viene gestita con disinvoltura e senza surriscaldamenti significativi. Merito dell’ottimo SoC Snapdragon 8 Gen 3, che garantisce ancora oggi una potenza più che sufficiente per chiunque, gamer compresi.
Il sistema risponde sempre in modo fluido, e i caricamenti sono rapidissimi grazie alla memoria UFS 4.1. Si nota una certa attenzione anche alla dissipazione del calore, probabilmente dovuta al sistema di raffreddamento a camera di vapore, anche se non dichiarato esplicitamente come tale.
Il telefono non mostra segni di cedimento nemmeno sotto stress, il che è un bel risultato per un prodotto con questo prezzo.
Qualità chiamate
La parte telefonica è solida. In chiamata si sente bene, la connessione è stabile, e non abbiamo notato problemi di ricezione neanche in aree dove il segnale è ballerino. La voce dell’interlocutore è chiara e con un volume adeguato, anche se manca un po’ di profondità nel timbro.
Dall’altra parte, chi ci ascolta riceve un audio nitido, ma leggermente piatto. La qualità microfonica non è scarsa, ma tende a concentrarsi sulle frequenze medie, sacrificando un po’ di calore e dinamica. In ambienti rumorosi, il filtro di soppressione funziona discretamente ma non fa miracoli.
Software
Il grande cambiamento di quest’anno è HyperOS 2.0, il sistema operativo firmato Xiaomi che da qualche tempo sostituisce MIUI. È una transizione importante avvenuta ormai da un po’, che non ha ancora raggiunto il suo risultato ottimale.

La reattività del sistema è ottima, l’interfaccia gira fluida e i tempi di risposta sono praticamente istantanei. Il problema, semmai, sta nella parte visiva. HyperOS ha un’estetica molto “orientale”: colori accesi, icone grandi, una certa abbondanza di elementi grafici che non sempre risultano eleganti o coerenti per gli utenti occidentali. Si può personalizzare molto, ma serve un po’ di pazienza.
Resta poi il discorso delle app preinstallate, che non sono poche, anche se per fortuna molte si possono disinstallare.
Fotocamera
Il comparto fotografico ruota tutto attorno al sensore principale da 50 megapixel con stabilizzazione ottica. È lui il vero protagonista delle foto, e non se la cava male: gli scatti sono ben bilanciati, con buona gamma dinamica e un discreto livello di dettaglio in tutte le condizioni.
Il grandangolo da 8 megapixel è lì più per completare la scheda tecnica che per un reale contributo all’esperienza: la qualità cala visibilmente e spesso si nota una discreta differenza cromatica rispetto al sensore principale.

La fotocamera frontale da 20 megapixel, invece, fa bene il suo lavoro nelle videochiamate e nei selfie, anche in ambienti con luce non ottimale.
Da segnalare la possibilità di registrare video in 8K, che suona bene sulla carta, ma nella realtà produce risultati solo discreti. Meglio rimanere sul 4K, dove la stabilizzazione ottica e digitale lavorano bene insieme.
Batteria
Uno dei veri punti forti del POCO F7 Pro è l’autonomia. La batteria da 6.000 mAh consente di arrivare a fine giornata anche con uso intenso, e in alcuni casi si riesce a coprire due giorni con un utilizzo moderato.
Ma la vera chicca è la ricarica a 90W, che permette di passare dallo 0 al 100% in circa 35 minuti. Una manna per chi dimentica spesso di caricare lo smartphone o si trova spesso a dover fare ricariche rapide tra un impegno e l’altro.

Non è il telefono con la migliore efficienza energetica in assoluto, ma la capienza della batteria compensa ampiamente.
Che faccio, compro?
POCO F7 Pro è uno di quei telefoni che sorprendono, soprattutto se si guarda al prezzo. Ha una potenza degna di smartphone che costano anche il doppio, una batteria che regge bene qualsiasi ritmo e una fotocamera principale più che sufficiente per l’uso quotidiano.
Non è perfetto: il design può non piacere, il software va a gusti e le fotocamere secondarie sembrano messe lì tanto per. Ma preso nel suo insieme, il pacchetto è estremamente interessante.
L’esperienza da top di gamma? No, non proprio. È più una simulazione ben riuscita. Come quando sali su un’auto full optional ma scopri che la plastica del cruscotto non è quella che ti aspettavi. Eppure ti diverti, e tanto.
Per chi cerca uno smartphone veloce, longevo e tutto sommato equilibrato, POCO F7 Pro è un acquisto che ha davvero senso. Se poi riesci a digerire il design e non ti aspetti un’interfaccia Apple-style, potresti anche amarlo.
