
Aspettando Nintendo Switch 2: com'è (ri)giocare con un Game Boy Color nel 2025? (mistergadget.tech)
Tra l’attesa per la nuova console Nintendo e la frenesia del gaming moderno, un tuffo nel passato con l’iconica portatile a colori può riservare piacevoli sorprese
Con l’annuncio (e il successivo presunto rinvio) di Nintendo Switch 2, le console portatili di Nintendo sono tornate prepotentemente sotto i riflettori. Oggi, nel 2025, vedere qualcuno giocare con una Switch in aereo o sui mezzi pubblici è la normalità. Ogni tanto si scorge persino un Nintendo 3DS. Ma molto prima di Switch, DS e 3DS, c’era lui: il Game Boy Color.
Lanciato nel 1998 come successore del mitico Game Boy del 1989, il Game Boy Color conquistò il pubblico con un display a colori (rivoluzionario per l’epoca), un’eccellente durata della batteria e una libreria vastissima di circa 800 giochi. Grazie alla retrocompatibilità con i titoli del Game Boy originale, includeva franchise iconici come Pokémon, The Legend of Zelda, Super Mario e quasi ogni altro genere immaginabile. Se eravate videogiocatori più di 25 anni fa, è molto probabile che abbiate passato ore a salvare Hyrule o a catturare tutti i Pokémon proprio su un Game Boy Color.
Ora, nell’era degli schermi OLED retroilluminati, degli smartphone potenti e di dispositivi come Steam Deck che permettono di giocare a titoli complessi ovunque, un Game Boy Color originale potrebbe sembrare più un pezzo da museo che una console attuale. Ma com’è davvero giocarci oggi, nel 2025?
Hardware d’altri tempi
A prima vista, le specifiche tecniche del Game Boy Color non impressionano, specialmente 27 anni dopo la sua uscita. Lo schermo LCD non è retroilluminato e ha una risoluzione di 160×140 pixel. Per fare un paragone, un iPhone 16 ha un display da 2556×1179 pixel. A onor del vero, il GBC vantava una gamma di 32.768 colori, un salto enorme rispetto al display monocromatico del predecessore. È animato da un processore a 8 bit e ha un totale di 32 kilobyte (sì, kilobyte) di RAM, offrendo meno potenza di calcolo del vostro forno a microonde. L’alimentazione è affidata a due batterie AA che, secondo Nintendo, garantivano circa 10 ore di gioco. Dispone anche di un jack per le cuffie, dettaglio sempre gradito.

Consapevole di tutto ciò, circa un mese fa ho acquistato un Game Boy Color “Berry” (viola) in un negozio di retrogaming e da allora ci ho giocato abbastanza regolarmente. In breve: è stato un tuffo divertentissimo nella nostalgia dei miei primi anni da videogiocatore. Il fatto che un gioco come “Pokémon Oro” sia uscito 25 anni fa non significa che non valga più la pena giocarci. Volendo fare un paragone più profondo, è un’esperienza simile all’ascolto di dischi in vinile o, in misura minore, alla guida di un’auto d’epoca: oggettivamente inferiore per certi versi alla tecnologia moderna, ma affascinante e migliore per altri aspetti che non si colgono immediatamente.
L’esperienza di gioco retrò
La mancanza di retroilluminazione dello schermo è forse il suo più grande limite, letteralmente e metaforicamente. Esistono diverse luci esterne e lenti d’ingrandimento prodotte all’epoca per mitigare il problema, reperibili su eBay o nei negozi specializzati. Se poi avete dimestichezza con il saldatore, online si trova un intero mondo di schermi sostitutivi retroilluminati e centinaia di tutorial per l’installazione.
Personalmente, ho scelto di giocare con il GBC sfruttando la luce ambientale diretta. Questo ha limitato i luoghi e gli orari di gioco, ma nelle giuste condizioni di illuminazione, lo schermo si rivela sorprendentemente nitido e colorato (nei limiti di ciò che un gioco di 25 anni fa può offrire).

Forse l’aspetto migliore del giocare con il Game Boy Color oggi è la sua semplicità disarmante. Non devi preoccuparti di connessione dati, frame rate, problemi di compatibilità, download di aggiornamenti, microtransazioni o altro. Inserisci la cartuccia, accendi, e il gioco parte quasi istantaneamente. Ho passato gran parte del tempo con una copia originale di “Pokémon Oro” e non ho riscontrato un singolo problema.
Ho provato anche vecchi titoli per il Game Boy originale, e tutti funzionavano perfettamente come negli anni ’90. Se riuscite a gestire la questione dell’illuminazione (o, ancora meglio, se optate per un Game Boy Advance SP, che ha lo schermo retroilluminato e mantiene la retrocompatibilità), quella del GBC è probabilmente l’esperienza di gioco portatile più serena e priva di complicazioni che si possa avere nel 2025.
Ancora valido, oltre 25 anni dopo
Non sto dicendo che “The Legend of Zelda: Oracle of Ages” sia un’esperienza portatile superiore a, per dire, “Elden Ring” su Steam Deck o “Super Smash Bros. Ultimate” su Switch. Tuttavia, il Game Boy Color e i suoi giochi non meritano assolutamente di essere relegati al passato insieme a mode passeggere. Se siete stanchi della complessità e talvolta della frammentazione del gaming moderno, un Game Boy Color potrebbe rappresentare un’alternativa affascinante.
Nonostante i limiti tecnici evidenti, giocare con un Game Boy Color nel 2025 è un’esperienza che vale ancora la pena provare, specialmente se ne trovate uno a buon prezzo o ne rispolverate uno dalla soffitta. Può essere un modo nostalgico e piacevole per ingannare l’attesa del lancio di Nintendo Switch 2.
Come dimostrano il successo dell’emulazione e l’intera industria del retrogaming, i vecchi giochi hanno ancora molto da dire. Nintendo creò nel 1998 una console portatile eccellente e di alta qualità, e i suoi giochi sono ancora godibilissimi generazioni dopo. Questo testimonia non solo la capacità di Nintendo di interpretare il mercato all’epoca, ma anche il fatto che, a volte, l’approccio semplice e diretto è vincente. Nel 2025, vale ancora la pena recuperare un Game Boy Color, inserire una cartuccia e giocare senza pensieri.