Nel weekend appena concluso ho potuto provare personalmente come la realtà virtuale si possa adattare ai campi più disparati, compreso un parco dei divertimenti: sono stato a Mirabilandia, dove ho sperimentato un giro su Master Thai, un rollercoaster originariamente pensato per la famiglia, che viene “ridisegnato” grazie all’adozione della realtà virtuale.
Una piccola parentesi sul parco Mirabilandia nel suo complesso: sono tornato dopo qualche anno e trovo che nel bilanciamento tra attrazioni per i bambini e quelle per adulti sia forse la migliore proposta italiana. La vocazione di parco estivo, o comunque di spazio adatto al periodo caldo dell’anno, è chiaramente espressa dalla presenza di moltissime attrazioni che sono su acqua.
Se andate con bambini piccoli, portate un cambio completo, magari anche un costume: l’esperienza sarà ancora più divertente e potrete lasciarli sbizzarrire anche nelle attrazioni più divertenti, che sono il modo migliore per combattere la calura estiva.
Torno però al Master Thai: il percorso del rollercoster è stato “agganciato” al software in realtà virtuale che è stavo sviluppato nell’arco di 8 mesi.
Gli utenti che salgono a bordo delle carrozze vendono dotati di un visore Gear VR, che al momento è quello dello scorso anno, con abbinato un Galaxy S7.
Quando viene indossato il casco, si può adattare il fuoco delle immagini alle proprie esigenze. Se si portano gli occhiali, a seconda del proprio difetto si può scegliere di tenerli e di appoggiare il visore sopra gli occhiali, oppure toglierli e governare la messa a fuoco del visore.
Per esperienza personale vi dico che se siete miopi o presbiti è meglio toglierli, mentre con un difetto “asimettrico” come l’astigmatismo è più difficile governare la visione senza occhiali. Ma riuscirete comunque ad usare il visore anche con gli occhiali.
Quando il visore viene avviato, vi trovate in una ambientazione “fumettosa”, che vi riporta in un contesto tropicale, simile a quello a cui si ispira l’attrazione.
Le immagini sono perfettamente sincronizzate con il movimento della carrozza, per evitare la cosiddetta “motion sickness”, che colpirebbe se il movimento del corpo fosse diverso da quello trasmesso dal sensore.
In realtà, il sync è preciso e non ho avuto alcun tipo di fastidio nell’esperienza della visione delle immagini virtuali proiettate dal sensore.
La definizione di ciò che vedete non è esagerata, ma questo dipende soprattutto dai limiti della tecnologia in sé; vale però più l’esperienza in sé, che non la qualità e precisione delle immagini.
Al momento c’è un solo scenario in cui vi muovete nei due giri che vengono fatti sull’attrazione, ma è facile pensare che in futuro si possa andare anche oltre con più percorsi tra cui scegliere.
Master Thai VR non è ovviamente la sola ragione per cui andare a Mirabilandia. A giudicare dal pubblico presente, l’attrazione di HotWheels rimane una delle più apprezzate in assoluto.
Sono curioso di capire quali sviluppi possa avere il VR nel campo dell’intrattenimento, ma mentre giravo nel parco pensavo anche alla realtà aumentata sarebbe una soluzione interessante, per muoversi all’interno della struttura e trovare facilmente quello che si cerca.
Ma la rotta è tracciata: VR per tutti!