Cosa c’è di nuovo nella developer preview Android P? Andiamo a scoprirlo, ma mi raccomando, non installatela! E’ instabile, piena di difetti e non è adatta all’uso quotidiano
Lo scrivo, anche se potrebbe sembrare più che ovvio, perché conosciamo bene le abitudini di molti: corsa sfrenata all’installazione di quella che non è nemmeno una beta vera e propria, per poi lamentarsi del fatto che non è affidabile ed è ricca di bug. Meglio prevenire.
Ma prima di parlarvi delle novità ripeto il concetto: siete sicuri che volete davvero imprecare con il vostro telefono per i problemi che inevitabilmente avrete usando questa versione del software? Come sempre, la developer preview serve per conoscere la direzione intrapresa e capire quali novità abbia riservato Google per i suoi utenti, ma allo stadio attuale ha una compatibilità molto bassa con le applicazioni esistenti e non garantisce prestazioni minime sufficienti per l’uso quotidiano.
Ciò detto, se avete un Google Pixel di scorta a casa e volete fare qualche esperimento, basta cercare su Google per trovare un milione di guide, Non vi riporto link perché non voglio essere complice dell’assassinio di un pixel…
Al momento non si vedono grandissime novità nella nuova versione di Android, ma spicca un dettaglio: il software supporterà il cosiddetto “notch”, la tacca che ha fatto tanto storcere il naso su iPhone X da essere copiata da quasi tutti i produttori, da quanto è dato sapere anche da Huawei nel nuovo P20.
Android P sarà in grado di gestire quella particolare forma del display.
Google Assistant sarà connesso a tutti gli aspetti del sistema operativo e aperto a terze parti per poter compiere azioni anche in applicazioni che non siano di Google.
E’ la stessa direzione presa da Siri e da Amazon Alexa, l’unica possibile per rendere gli assistenti virtuali davvero interessanti per gli utenti.
Attualmente, una volta dato il permesso di accedere a camera e microfono, le app possono usarle quando vogliono. In Android P, le applicazioni non potranno farlo quando sono in background. Addio alle spie fatte in casa e alle app che rubano informazioni senza la nostra consapevolezza.
Non ci sarà più spazio per le app con grafica “scaduta”. Se l’SDK non sarà aggiornato ad una certa data, non sarà possibile installarle. Non solo: le app dovranno essere tutte aggiornate ad Oreo entro il prossimo Novembre.
Ma il dettaglio non è molto significativo perché potrebbe cambiare nei prossimi mesi, ci sono alternative come Pineapple Cake, o molte variazioni con Pie. Ma in tutta franchezza: ci cambia qualcosa sapere il nome di Android P?!?
La tabella di marcia dice che vedremo una nuova preview a maggio, una beta a giugno, una seconda beta che sarà una sorta di release candidate a fine luglio e poi ad agosto il sospirato aggiornamento. Dalle novità che si vedono adesso non credo servi strapparsi i capelli in attesa dell’update.
Impariamo piuttosto a sfruttare tutto il potenziale di cui già godiamo con Oreo. A furia di cercare le prossime versione del software, non sfruttiamo mai quella che abbiamo.
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