Ecco la bella notizia che arriva oggi da Mark Zuckerberg: i dati di tutti gli iscritti di Facebook compromessi, senza alcuna eccezione, grazie ad una vulnerabilità del sistema di ricerca della piattaforma.
Oddio, il mondo continuerà a girare, anche se c’è qualcuno sul pianeta che conosce il nome della vostra ex e che sa quale sia la vostra fede calcistica, ma rimane il tema degli sforzi (mancati) per difendere le informazioni sensibili da parte di un’azienda che di quei dati vive.
Inutile che io vi ripeta qui cosa penso di Facebook: trovo surreale che un’azienda che dialoga quotidianamente con circa 2,2 miliardi di persone ogni giorno sia una specie di “buco nero”, dove si buttano dei dati senza sapere esattamente cosa succeda. Trovo altrettanto inaccettabile che l’unica interfaccia che viene offerto agli utenti sia una impenetrabile selva di pagine di assistenza, che sembrano più un labirinto per scoraggiare le persone che non un vero tentativo di aiutarle.
Non sarebbe difficile imporre per legge a chi detiene dati personali di offrire un’assistenza altrettanto personale, ma sappiamo quale sia la lentezza della macchina legislativa nel reagire alle nuove tecnologie. Se è vero che negli Stati Uniti c’è maggiore attenzione al tema, da noi possiamo vivere con la certezza che forse solo il gruppo parlamentare (che non c’è più) di Stefano Quintarelli si sarebbe posto il problema.
Ieri il CTO di Facebook, Mike Schroepfer, ha fatto un’ammissione importante.
However, malicious actors have also abused these features to scrape public profile information by submitting phone numbers or email addresses they already have through search and account recovery. Given the scale and sophistication of the activity we’ve seen, we believe most people on Facebook could have had their public profile scraped in this way.
Informazione confermata ieri da Marchino.
I would assume if you had that setting turned on that someone at some point has access to your public information in some way.
Lo stesso Zuckie ha poi confermato che nel caso Cambridge Analytica sono state coinvolti 87 milioni di persone, mentre in Italia il numero è limitato a 214 mila persone.
Nello stesso incontro in cui ha confessato il “problemino” con il sistema di ricerca, ha anche affermato che confida di migliorare in futuro partendo dagli errori attuali. Certo, su questo non ci sono dubbi, semplicemente perché non ci sarà più niente da rubare.
La ricerca di facebook permette di cercare persone partendo dal loro numero di telefono o dalla loro email; è possibile escludere il proprio nome dalle ricerche, ma la funzione è attiva di default. quanti utenti pensate si siano posti il problema? Da quella ricerca era possibile “sniffare” i propri dati pubblici senza il consenso di facebook (e dell’utente) usandoli a proprio piacimento.
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