La domanda “Google ci spia?” è un argomento che genera dubbi e perplessità in molti utenti. Cerchiamo di chiarire insieme qualche aspetto e di rispondere alla domanda su Mistergadget.tech.
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Alcune domande e falsi miti ai quali vogliamo subito porre chiarezza: No, Google non vende i dati personali degli utenti. Tuttavia, utilizza i dati per mostrare annunci pubblicitari personalizzati. Sì, è possibile cancellare i propri dati da Google in qualsiasi momento. Per farlo, è necessario accedere alla sezione “Privacy e sicurezza” del proprio account Google e utilizzare gli strumenti disponibili. Da un lato, la multinazionale americana offre un’ampia gamma di servizi gratuiti che si basano sulla raccolta di dati personali. Dall’altro, la mole di informazioni in possesso di Google desta preoccupazioni sulla privacy e sul potenziale utilizzo improprio di tali dati.
Come Google raccoglie i nostri dati e li utilizza
Google utilizza diverse modalità per raccogliere informazioni sugli utenti. Attraverso la Cronologia delle ricerche del proprio dispositivo, utile strumento quotidiano che ci consentire di riprendere la navigazione o ritrovare un risultato di qualche settimana prima. Tramite le interazioni con i servizi Google come Gmail, YouTube e Google Maps, raccogliendo informazioni sulle attività svolte e sui contenuti visualizzati, per suggerirci i video dei nostri streamer preferiti o darci le indicazioni sul traffico della strada che facciamo ogni giorno. Non esiste una applicazione completamente esente dal raccogliere dati sul tuo smartphone.
Attraverso le attività web e app: se l’opzione è attivata, Google registra la cronologia di navigazione su siti web e app, tracciando i siti visitati, le interazioni e il tempo trascorso su di essi. Preoccupati? Prima di parlare di quanto ciò detto è allarmante, cerchiamo di capire per cosa vengono utilizzati questi dati. Google utilizza i dati raccolti per: mostrare annunci pubblicitari personalizzati, migliorare i risultati di ricerca in base alla cronologia, alla posizione e ad altri fattori, offrendo all’utente informazioni più rilevanti. In fine, per fornire consigli e suggerimenti, app e prodotti che potrebbero essere di tuo interesse. Ed ora andiamo alla terza domanda: perchè?
Perché Google raccoglie i nostri dati
Google utilizza i dati raccolti per migliorare i propri servizi. I dati servono a personalizzare i risultati di ricerca, gli annunci pubblicitari e le raccomandazioni di contenuti, offrendo un’esperienza utente più efficace e coinvolgente. Sviluppare nuovi prodotti e servizi, comprendendo le esigenze degli utenti e sviluppare nuovi prodotti e servizi che soddisfino le loro aspettative. Effettuare ricerche e analisi: Google analizza i dati aggregati per trarre informazioni utili su come gli utenti interagiscono con la tecnologia e il web.
Multata per miliardi di euro dalle autorità antitrust europee per abuso di posizione dominante, Big G è senza dubbio una delle società più potenti al mondo nel campo della tecnologia. Grazie alla sua capacità di controllare una vasta quantità di dati e informazioni, Google ha acquisito un’enorme influenza nel mondo digitale, diventando un punto di riferimento per milioni di persone in tutto il mondo. D’altro canto, è impegnata nello sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale che potrebbero avere un impatto significativo sulla privacy e sulla società. A questo punto bisogna quindi soppesare pro e cons, informandosi e alimentando una propria opinione in merito alla domanda :”Google ti spia?”
Come proteggere la propria privacy sul web
Non tutti sanno che è possibile limitare e monitorare la raccolta e l’utilizzo dei propri dati, per evitare che la risposta alla domanda Google ci spia? Sia del tutto affermativa. È importante conoscere gli strumenti che abbiamo a disposizione per poterlo fare.
- Gestire le impostazioni sulla privacy: Google offre diverse opzioni per controllare la raccolta e l’utilizzo dei dati, accessibili nella sezione “Privacy e sicurezza” del proprio account Google.
- Utilizzare la navigazione in incognito: La navigazione in incognito impedisce a Google di memorizzare la cronologia di navigazione e i cookie.
- Utilizzare motori di ricerca alternativi.
In pratica ci sono controlli per decidere cosa far sapere e cosa no, ma sono un po’ complicati e ci vuole un’attenzione che pochi utenti avranno voglia di prestare. Quello che dovreste fare è puntare dritti alle impostazioni del vostro account di Google e cercare la voce attività web e app, quello è il punto dove potete riprendere controllo della vostra esistenza e non far sapere ad un server disperso in California quando dopo aver promesso a vostra moglie di andare in palestra, avrete fatto invece una deviazione verso la casa di una compagna del liceo, che non vedete da molto tempo e in fondo è solo un’amica. 😀
Per trovare quella zona, dovete navigare su google.com quindi in alto a destra cliccare sulla vostro foto profilo. A quel punto scegliete la voce “account google”
Nel box al centro, quello con dati personali e privacy, scegliete “gestisci le tue attività su Google”
E’ venuto il momento di fare un click su accedi a gestione attività, a quel punto vi apparirà il guardiano della terza dimensione, che vi chiederà di fare una giravolta, poi di farne un’altra, di contare fino a 100 e forse, se il clima è propizio, vi mostrerà l’oracolo. 😀 No, non è così facile!
E’ a questo punto che potete disattivare la raccolta della posizione attraverso web e app, ma attenzione a cosa vi appare.
Date un occhio a quello che c’è scritto al centro della notifica. Anche quando è disattivata questa opzione, Google potrebbe raccogliere temporaneamente le informazioni. Un altro suggerimento che vogliamo fornirti, è che puoi disattivare Google Assistant, sul telefono o sul tuo smart speaker presente all’interno della tua abitazione.
Quali sono le alternative a Google?
Se ancora non sei del tutto convinto della risposta alla domanda ‘Google ci spia?’, sappi che esistono diverse alternative ai suoi servizi, come DuckDuckGo per la ricerca, ad esempio. Un motore di ricerca e browser alternativo, che propone un’esperienza riservata e al sicuro dai rischi del web. Ecosia è un altro motore di ricerca che si basa su due pilastri: piantare alberi e proteggere la privacy degli utenti. In alternativa a Maps, puoi consultare OpenStreetMap, un progetto collaborativo globale per creare una mappa libera e modificabile del mondo. A differenza delle mappe tradizionali create da aziende private, OSM è costruita da volontari che utilizzano dati GPS, immagini satellitari e conoscenze locali per mappare ogni angolo del pianeta. Suona familiare?
Come Google tutela la privacy
È importante far presente che Google si impegna a tutelare la privacy degli utenti e a fornire loro strumenti per controllare i propri dati. La multinazionale americana ha adottato diverse misure, tra cui una “Privacy Policy” che spiega in modo chiaro e trasparente come l’azienda raccoglie, utilizza e protegge i dati degli utenti. La pagina di controllo attività, che permette agli utenti di visualizzare e gestire la cronologia delle proprie attività su Google, come la cronologia delle ricerche, la cronologia delle posizioni e l’attività web e app. La gestione delle impostazioni sulla privacy, la Navigazione in incognito, la Cancellazione dei dati. Non senza lotte per ottenere questi strumenti, ma negli anni è indubbio dire che Google ha fatto tanto per chiarire la sua posizione in merito.
Conclusione: Google ci spia?
A questo punto, potrai rispondere alla domanda posta all’inizio. Google ci spia? Abbiamo visto che offre diverse misure per tutelare la privacy degli utenti. Utilizzare questi strumenti puo essere un modo utile per contrastare la paura della diffusione dei dati personali e la conseguente vendita a scopo economico. È importante essere consapevoli di come Google raccoglie e utilizza i dati personali, e di adottare le misure necessarie per proteggere la propria privacy.
Non è la prima volta che affrontiamo il tema del controllo dei nostri dati e della trasparenza con cui vengono utilizzati, ma forse è anche ora di scegliere che vita vogliamo: determinati servizi di nuova generazione passano necessariamente dalla concessione di alcune informazioni. Nessuno ci obbliga a prendere Uber, né ad utilizzare Google Maps, ma dovrebbe essere chiaro che cedere alcune informazioni che ci riguardano è il prezzo che paghiamo per godere di alcuni servizi che altrimenti non potrebbero essere gratuiti.
Quello che forse potremmo chiedere alle aziende è di semplificare il controllo su ciò che viene raccolto e che ci riguarda. Disattivare la raccolta della nostra posizione, magari per un breve periodo di tempo, dovrebbe essere possibile con un click, non con una spedizione speleologica negli abissi di menù infiniti.
Se lo scambio è ad armi pari, informazioni contro servizi, deve esserlo fino in fondo.