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Ieri pomeriggio, in una domenica di novembre che segna l’avvio della stagione natalizia, ho fatto un giro all’Apple Store Milano, in piazza Liberty.
Quello che ho visto, a pochi mesi dalla sua inaugurazione era semplicemente impressionante.
In primo luogo c’è la piazza: con il suo nuovo aspetto, sembra lontana anni luce da quell’antro buio a cui i milanesi erano abituati prima della sua ristrutturazione. Viva, popolata, decine di persone che scattano foto davanti al logo e moltissime che si avventurano nel piccolo spazio tra la vetrata e il getto d’acqua che le scorre di fronte.
Ma è superando l’ingresso e raggiungendo lo store, collocato esattamente sotto la piazza, che si rimane stupiti.
Centinaia di persone, assiepata intorno ai grandi tavoli, in quella che sembra più la “piazza del paese” che non un negozio che vende tecnologia.
Ed in effetti la sensazione della piazza è ancora più evidente quando ci si avvicina alla zona dove si tengono gli eventi del programma “today at Apple”.
Ieri, in particolare, c’era un incontro dedicato ai 90 anni di Topolino e gli spazi a sedere erano tutti esauriti, grazie alla prenotazione on line che è sempre disponibili per gli eventi in programma.
Passeggiando tra i tavoli, passando da un bimbo che giocava con la Apple TV ad un architetto che chiedeva informazioni tecniche su come usare il nuovo iPad Pro, la sensazione di essere dentro un pezzo di futuro era fortissima.
Mancava solo un servizio bar con qualche spritz qua e là per rendere ancora più festosa l’aria conviviale che si respirava.
Apple si ama o si odia, non lascia indifferenti, ma per coglierne l’essenza credo si debba andare oltre i prodotti che vende ed entrare in un Apple Store come quello di Milano in Piazza Liberty.
Tutti (o quasi) possono costruire oggetti belli e tecnologicamente avanzati, mentre proporre esperienze, creare un mondo di servizi, offrire un ecosistema di hardware e software perfettamente coordinati è qualcosa che forse una sola azienda è oggi in grado di fare, si chiama Apple.
Io lo considero un modello: chiunque oggi si affacci sul mercato con il desiderio di competere con questa realtà dovrebbe pensare ad un’offerta che è ben più articolata dei singoli prodotti.
Non è vendendo dispositivi a 1.000 euro che ci si mette sullo stesso livello. Ho il fondato timore che molte dei concorrenti non lo abbiano ancora compreso.
A loro consiglio un giretto domenicale in piazza Liberty: coglieranno al volo l’essenza di un’azienda che oggi è molto più di un brand e se riesce a vendere prodotti a prezzi da capogiro, non è per quello che c’è dentro, ma per quello che ci sta intorno.
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