Mark Zuckerberg, il nemico numero 1 della vostra privacy

Quello che vedete qui sopra è il principale nemico della vostra privacy, il suo nome lo conoscete, perché è uno degli uomini più noti del mondo e quella faccia da patata lessa di cui la natura l’ha dotato è l’arma di distruzione di massa più pericolosa che esista in questo momento sulla terra.

Perché con quell’aria da secchione un po’ innocuo, sta fregando tutti e sta mettendo a punto la più micidiale macchina da guerra per distruggere del tutto la vostra privacy.

Gli è venuta bene una cosa sola: l’idea di Facebook. Qualcuno potrebbe dire: detto niente… Certo, ma chi ha visto il film che racconta la sua vita e che narra l’inizio della sua carriera sa bene come quella attività arrivò senza quasi che le persone coinvolte si rendessero davvero conto di cosa stesse capitando.

Quando però Mark Zuckerberg e il suo team hanno tentato di fare cose diverse da Facebook il risultato è sempre stato deludente, se non fallimentare.

Non a caso, proprio in questi giorni arriva la notizia che verrà chiusa la app “moments”, mentre qualche anno fa il Facebook Phone fu un flop di quelli da raccontare ai posteri, per non parlare di ciò che successe quando Zuckie and team decisero di creare la Facebook Home per gli smartphone Android.

Un lancio con risonanza planetaria, un insuccesso che è stato più grande del clamore del lancio.

E vogliamo parlare di Facebook Portal? Giusto qualche giorno fa i dipendenti di Facebook sono stati beccati a lasciare recensioni 5 stelle per un dispositivo che in realtà molti hanno valutato con giudizi bassissimi. E’ per la trasparenza, ovviamente…

Nel corso degli anni il faccione di cui sopra ha innovato “ispirandosi” alle idee degli altri. Il suo più grande successo su Instagram dei tempi recenti è copiato pari pari da Snapchat. Parlo delle storie che ha “fotocopiato”da un concorrente dopo aver tentato invano di comprarlo.

Dopo l’invenzione di Facebook, è stato il denaro e non la creatività a costruire i suoi successi, che sono l’acquisizione di Whatsapp e di Instagram.

Da quello che vi ho scritto appare la mia spiccata simpatia per Zuckie & Co?!?

In questo contesto di sana ammirazione, arriva l’ennesimo colpo da maestro, ovvero la fusione dei tre prodotti di messaggistica in una piattaforma unica, che sia anche interoperabile, permetta cioè agli utenti dell’una di contattare quelli dell’altra, pur lasciando le app indipendenti.

Non è un caso che la notizia sia uscita dal New York Times dopo una soffiata anonima di quattro dipendenti che hanno voluto assolutamente mantenere il riserbo sulla propria identità.

The move, described by four people involved in the effort, requires thousands of Facebook employees to reconfigure how WhatsApp, Instagram and Facebook Messenger function at their most basic levels. While all three services will continue operating as stand-alone apps, their underlying messaging infrastructure will be unified, the people said.

Facebook plans to complete it by the end of this year or in early 2020 …
Zuckerberg also ordered all of the apps to incorporate end-to-end encryption … a significant step that protects messages from being viewed by anyone except the participants in the conversation.

After the changes take effect, a Facebook user could send an encrypted message to someone who has only a WhatsApp account, for example. Currently, that isn’t possible because the apps are separate.

Dal New York Times

Perché, ovviamente, sapere oggi quello che Zuckie vuole fare domani potrebbe allertare le autorità, che potrebbero volere più informazioni e magari legiferare sul tema.

Perché vedo l’unificazione delle tre piattaforme come il male assoluto? Perché più si allarga lo scenario e meno è facile capire chi vede cosa di ciò che è privato o lo è parzialmente e diventa complicato limitare chi può fare cosa con i nostri dati.

Certo, Zuckie & Co continueranno a dirvi che la vostra privacy è sacra, che nessuno saprà niente di voi, che chiunque voglia accedere ai vostri dati dovrà avere il vostro permesso, ma intanto io l’altro giorno sono entrato da Luis Vuitton a Parigi e sono tre giorni che Instagram mi massacra con pubblicità di borse di cui non mi frega niente.

Ma torniamo un attimo sui piani trapelati ieri sul New York Times.

L’ordine di Mark Zuckerberg è di lavorare perché la “fusione” sia attiva alla fine dell’anno o alla peggio all’inizio del prossimo.

La piattaforma di base dei servizi sarà la stessa, con criptaggio end to end, ma con declinazioni che rimarranno separate, ma probabilmente interoperabili.

Traduco: avrete sempre tre app diverse, ma gli iscritti di Messenger probabilmente troveranno anche quelli di Whatsapp a cui potranno scrivere senza cambiare app.

Non so se è chiaro: se vi iscrivete a Whatsapp, ma non volete entrare in Facebook perché non vi va di far sapere agli altri i fatti vostri, potrete comunque essere contattati da chi sta su facebook e magari la vostra posizione potrebbe essere condivisa agli utenti o ai clienti di facebook.

E chi vi dice che la pubblicità non sia la prossima frontiera di Whatsapp?

C’è un piccolo dettaglio che non è indifferente: Mark Zuckerberg ha promesso davanti al senato americano che non avrebbe unito i servizi e che le tre realtà sarebbero rimaste separate ed indipendenti, senza un controllo coordinato nelle mani di un’unica realtà.

Sta andando esattamente nella direzione opposta, cosa che tra l’altro pare sia alla base degli abbandoni recenti dei fondatori di Whatsapp e Instagram.

In un colpo solo ci sarà un unico soggetto in grado di comunicare, più o meno senza regole certe, con 2.5 miliardi di persone nel mondo.

Nel 2012, quando fu comprata Instagram per un miliardo di dollari, la posizione di Zuckie fu chiarissima:

We need to be mindful about keeping and building on Instagram’s strengths and features rather than just trying to integrate everything into Facebook

Mark Zuckerberg, nel 2012

Più o meno le stesse cose furono dette quando venne siglato un accordo da 19 miliardi di dollari per l’acquisto di Whatsapp dal fondatore di quest’ultima, Jan Koum

WhatsApp will remain autonomous and operate independently, there would have been no partnership between our two companies if we had to compromise on the core principles that will always define our company, our vision and our product.

Jan Koum, fondatore di Whatsapp
Jan Koum, fondatore di Whatsapp

Sono passati anni, le cose cambiano, le strategie anche. E non importa se avete promesso qualcosa di diverso davanti ad uno dei più potenti organi governativi.

Con quella faccia lì, si può fare qualunque cosa con il rischio di passarla liscia, perché il nostro occhio non vede un pericolo, che non è solo presente, ma che oggi dovrebbe essere evidente.

Ma sì, andiamo a postare un’altra foto del weekend su Facebook.

Luca Viscardi: Radio Anchor, Blogger, Tech Enthusiast. Ogni weekend su RTL 102.5. In versione podcast con Mister Gadget Daily. Papà di Andrea.

Leggi i commenti (5)

  • Parto dicendo che questo signore non lo sopporto.
    Detto questo sostengo da sempre che nessuno obbliga le persone a donare la propria vita digitale a questi forbetti.
    Io ho un account Facebook? Certo, totalmente dormiente, utile solo per gli accessi ai vari siti e app che lo utilizzano per "facilitare la vita". Info lasciate su Facebook? ZERO. Non serve dare date e dettagli della propria vita, nome e cognome sono già troppo ed è meglio usarne di fittizzi.
    Uso Instagram? Certo, condividendo solo e unicamente le foto che non hanno gran valore e che non possono compromettere la mia vita reale.
    Se invece esistono persone che su Facebook scrivono di tutto e di più, che danno i permessi alle app di spiarli ecc...allora io sostengo che poi non devono lamentarsi.
    La mia compagna si è stupita che andando in giro per città all'improvviso Maps le chiedesse di recensire un posto in cui si trovava in quel momento, si è scandalizzata che la "spiassero", ma come, non hai letto cosa chiedeva Google le ha chiesto? Risposta: No.
    Il dramma è l'ignoranza su cui queste persone fanno i miliardi, invece di accendere il telefono la gente dovrebbe accendere il cervello altrimenti è giusto che regali la propria vita per come la vedo io.
    Poi non si dica che non esistono alternative, Flickr per le foto, Telegram per la messaggistica ecc...le scelte ci sono sempre, è la pigrizia che è troppo grande.

    • Sono solo parzialmente d’accordo.
      Perché le persone meno “strutturate” vanno aiutate e tutelate, soprattutto se esposte a rischi non chiarissimi... Vedi il caso della tua fidanzata...

  • Semplicemente Facebook sta morendo, e Zuckerberg tenta gli ultimi disperati colpi di coda. L’emorragia di utenza è preoccupante.
    Il fenomeno analizzato è quello del context collapse: ormai le nostre cerchie di amici su Facebook sono così ampie e variegate che al loro interno contengono qualsiasi tipo di persona, dal datore di lavoro, ai genitori, agli zii, al partner etc., es è lì che i “contesti collassano”, perché noi usiamo comportarci diversamente a seconda di chi ci troviamo di fronte, ma con cerche di amici che vanno dai 500 ai 2000 contatti è impossibile.
    Pubblicando un dato post potremmo ottenere approvazione dal nostro migliore amico ma disapprovazione dal nostro datore di lavoro. Così nel dubbio non pubblichiamo niente.
    L’emorragia più preoccupante è quella dei giovani e giovanissimi: pubblichereste delle foto di una mega sbronza sapendo che tra i contatti ci sono i vostri genitori?
    Secondo parecchi esperti proprio in virtù di questo fenomeno presto Facebook diventerà un enorme cimitero, esattamente come un paesino a natalità zero senza ricambio generazionale.
    Un duro colpo per Zuckerberg e i suoi inserzionisti. È chiaro che stia cercando nuovi metodi di profilazione.

    • In effetti, é lecito che lui cerchi nuovi modi per sostenere la sua attività, ma quando ha implicazioni sociali potenzialmente dirompenti é doveroso vigilare e regolamentare...

      • Guarda sostanzialmente io ancora non ho chiuso l'account perché sono affezionato alle chat, alcune delle quali con persone care che non ci sono più, e perderle mi dispiacerebbe. Inoltre alcuni post nello storico del profilo fa piacere ogni tanto andarseli a guardare.
        Tuttavia è un mondo inquietante di cui non mi fido. Non stiamo parlando di Google Apparentemente Google e Facebook fanno lo stesso mestiere, ma lo fanno in maniera nettamente diversa: Google capta tendenze di consumo e manda pubblicità mirate, i dati raccolti sono in forma anonima. Inoltre offre una suite di app di primissimo livello, che amo utilizzare anche su iOS. Facebook invece ha dimostrato di utilizzare i dati in modo improprio se non illecito, la sua app sui nostri smartphone agisce come una sorta di malware/spyware. La nuova interconnessione tra WhatsApp, Facebook Messenger e Instagram che entrerà in vigore nel 2020 è assolutamente intollerabile e per me il gioco non vale più la candela. Mi sa che me ne tirerò fuori cercando di salvare i miei dati tra cui le chat in qualche modo.

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