Sono arrivati ieri i dati trimestrali di Apple, relativi al periodo tra ottobre e dicembre, probabilmente saranno classificati come i più chiacchierati della sua storia.
Chiacchiere che sono state non solo molto intense, ma anche molto costose, dato che hanno portato ad un crollo del titolo per un valore pari ai 400 miliardi di dollari.
Nel giro di poche ore, Apple ha “fumato” qualche settimana fa il 10% del suo valore e leggendo alcuni commenti sembrava quasi che l’azienda dovesse chiudere i battenti nel giro di poco.
Si sa, quando un marchio o un personaggio raggiungono un grande successo, il fenomeno più frequente è quello di una quasi maniacale forma di invidia o avversione.
E’ un comportamento insito nella natura umana e c’è poco da fare. Dovremmo studiare i fenomeni vincenti, per cercare di carpirne le dinamiche, ma mi accorgo che è più facile la prima reazione.
In questo contesto, dopo anni di crescita vertiginosa e di successi senza precedenti, quando Tim Cook ha ammesso le difficoltà e ha diffuso un annuncio con un revisione al ribasso per la trimestrale, a molti degli operatori di informazione non sembrava vero di poter sparare ad alzo zero sull’odiata Apple.
Non vi riporto adesso tutti i roboanti titoli di qualche settimana fa sul futuro nero dell’azienda, li avete letti tutti.
Ieri sera sono finalmente arrivati i numeri relativi ai mesi da ottobre a dicembre e a quanto pare la realtà è un po’ più rosa di quanto paventato dai più.
Certo, non siamo negli anni del boom e della crescita esplosiva, ma le aziende in crisi hanno numeri ben diversi da quelli che abbiamo letto ieri sera.
E non è un caso se le azioni hanno ricominciato a pedalare.
Nel mondo ci sono circa 900 milioni di iPhone, il totale dei dispositivi Apple attivi in questo momento sul pianeta è di 1 miliardo e 400 milioni.
Il fatturato negli ultimi tre mesi è stato di 84.7 miliardi di dollari, con profitti pari a 19.9 miliardi.
E’ peggio di un anno fa, quando gli incassi furono di 88.3 miliardi con 20.1 miliardi di profitto, ma questo è stato il secondo miglior trimestre della storia di Apple.
Il dato è al ribasso del 5% circa rispetto allo scorso anno ed è in linea con le ultime previsioni degli analisti.
Il margine lordo è del 38%, in calo rispetto al 38.4% di un anno fa: chiunque si occupi di impresa vi può dire che quella marginalità è fantascienza nel ciclo ordinario di qualunque attività.
Non è difficile trovare i dati sul margine operativo lordo dei diversi segmenti industriali in USA; una veloce lettura vi dirà che Apple è ben al di sopra della media del suo comparto.
Il numero di utenti di Apple Music, poi, è salito a 50 milioni, mentre gli incassi derivanti da iPhone sono arrivati a 51.9 miliardi di dollari, in discesa, come previsto, soprattutto per il rallentamento del mercato cinese.
E quindi cosa tiene “in piedi” l’economia di Apple? Perché dopo i dati annunciati ieri le azioni hanno ricominciato a salire?
In primo luogo i servizi, perché con il “parco utenti” che può vantare di oltre 1 miliardo di persone Apple sta cominciando a cambiare la propria natura e si sta trasformando da produttore di hardware in fornitore di servizi.
La quota relativa è arrivata 10.9 miliardi di dollari, in salita del 20% rispetto ad un anno fa.
Proprio la ricerca di una ulteriore crescita dei ricavi nei servizi è la ragione per cui Apple sta aprendo i propri confini verso altri mondi, ad esempio i televisori di Samsung e quelli di altri marchi americani, una svolta annunciata durante il CES che è quasi epocale.
Tim Cook ha annunciato ieri che i prezzi dei dispositivi verranno rivisti nei paesi in cui il cambio con il dollaro ha equilibri diversi. In pratica, in alcune zone del mondo possiamo aspettarci che i prezzi saranno più bassi. Quanto più bassi è il vero argomento da approfondire.
Trovo che la diminuzione dei prezzi, se ci sarà, e l’eventuale contrazione dei margini saranno passaggi inevitabili, in un contesto che è molto diverso rispetto a quello di qualche anno fa.
I concorrenti cinesi crescono e migliorano la loro proposta, con prezzi che in alcuni casi sono molto aggressivi. E’ impensabile pensare di gestire il mercato con le stesse strategie di quando praticamente non c’era concorrenza.
Insomma, come è andata in questo trimestre? Meglio di quanto alcuni avessero ipotizzato, ma peggio di come eravamo abituati quando leggevamo i dati trimestrali di Apple in passato.
L’evoluzione è comunque in atto, aspettiamoci sempre meno iPhone e sempre più servizi.