Huawei e ZTE fuori dal 5G in Italia: sembra questa la decisione definitiva del governo italiano su pressione di quello americano, con l’obiettivo di garantire la sicurezza dei dati che correranno sulle reti veloci e che saranno sempre più legati alle attività dell’industria e dei servizi.
La notizia è stata lanciata ieri da La Stampa ed è stata smentita in serata dal ministero per lo sviluppo economico, ma il tema rimane aperto e il rischio è che, al di là delle smentite di rito, si arrivi presto ad una decisione in questa direzione.
Ci saranno un po’ meno chiamate alla mamma e sempre più scambi di informazioni tra sistemi industriali, connessioni tra veicoli e scenari di comunicazione in cui i dati trasmessi si potranno considerare “strategici”.
Ho parlato più volte nei giorni scorsi delle vicende che hanno visto Huawei al centro dell’attenzione in Canada prima, in Polonia poi e solo di recente anche in Germania.
Non perché abbiamo qualche tipo di animosità nei confronti di Huawei, azienda che ammiro per la capacità di crescita degli ultimi anni, ma perché intuivo che quei primi episodi potessero essere solo il prologo di situazioni più estese e più rilevanti.
Curiosamente, sono stato uno dei pochi a farlo, ma probabilmente perché ho visto troppi film di spionaggio e vedevo una correlazione tra quanto stava succedendo con situazioni che sembravano isolate e che invece avevano un filo conduttore, che oggi è molto chiaro.
Il governo italiano è stato esplicito: l’amministrazione americana sta facendo fortissime pressioni perché in Europa si blocchi lo sviluppo di reti 5G con il supporto di Huawei e di ZTE.
La presidenza del consiglio lo può fare in qualunque momento, usando il Golden power, che le attribuisce il potere di rescindere contratti per questioni di sicurezza nazionale, senza pagare alcuna penale.
Che ripercussioni ci possono essere? Huawei è coinvolta nello sviluppo di due dei cinque area test del 5G, a Milano e sull’asse Bari – Matera. In quest’ultimo caso c’è addirittura un investimento di circa 60 milioni e la previsione di una copertura completata entro l’anno in corso.
E cosa succederà sul fronte dei dispositivi? Difficile dirlo, è un po’ complicato prevedere quale sarà l’impatto di questa vicenda sulle vendite degli smartphone, dato che la questione viene raccontata un po’ per sommi capi e titoli ad effetto dai mezzi di comunicazione principali.
La Signora Maria, che guarda i titoli dei telegiornali e non ne capisce molto vorrà ancora il “telefono delle spie”? Forse no.
Il millennial abituato a condividere una foto di se stesso anche dentro il bagno si farà scoraggiare perché qualche dato potrebbe scappare qua e là? Dubito.
Gli effetti della vicenda saranno quindi molto differenti a seconda dei target a cui si parla, ma di certo non è un buon viatico nel momento in cui Huawei a livello globale si appresta a superare Apple e diventare il secondo produttore mondiale di telefoni.
Di ZTE invece non parlo, perché i loro dispositivi non vengono venduti nel nostro paese, o arrivano con qualche spuria di importazione e quindi il problema non si pone.
E voi?!? Siete condizionati da una notizia come questa?
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