Qui la situazione si fa un po’ complicata e affollata, ora che VIVO lancia il nuovo sub-brand iQOO, per ora solo per il mercato cinese.
Dico complicata, perché per riuscire a ricostruire la rete di connessioni tra i diversi brand presto ci vorrà un quoziente intellettivo di un altro pianeta, ma dico anche affollata, perché i “sotto-marchi” cominciano a diventare davvero tanti.
In principio fu Huawei a lanciare Honor, ma ormai sono diverse le aziende che hanno un secondo brand con cui proporsi al mercato, sfruttando la ricerca e lo sviluppo del principale, con l’obiettivo di immettere sul mercato dispositivi con prezzi più bassi, per presidiare molteplici fasce di prezzo.
Da poco Xiaomi ha “spacchettato” Redmi, mentre in Cina OPPO ha creato la seconda linea Realme. Non dimentichiamo poi ZTE che invece ha creato Nubia.
E’ così complicato capirlo che l’azienda ha lanciato un concorso tra i suoi potenziali utenti per svelarlo.
Curiosamente, non è stato presentato alcun prodotto, per cui al momento conosciamo un marchio che non è collegato ad alcun dispositivo.
Domani dovremmo però conoscere il primo telefono della famiglia iQOO che verrà spedito al vincitore del concorso che è stato messo sul sito dell’azienda.
Tutto questo marketing non ci farà male?
La cosa più curiosa di tutte è che il marchio VIVO non viene ancora distribuito in molti paesi e tra questi c’è l’Italia. Dettaglio abbastanza singolare, dato che VIVO ha sponsorizzato gli ultimi mondiali di calcio in Russia e ha speso tantissimo per la promozione del brand a livello globale.
Vedremo anche noi questi dispositivi prima o poi? La domanda rimane per ora ancora senza risposta.
Un’altra cosa che trovo piuttosto curiosa è che il fenomeno dei cosiddetti “sub-brand” non è nuovo, né rappresenta una scoperta recente a livello industriale.
Chi di voi è al mondo da qualche giorno, probabilmente ricorderà che questa strada è stata percorsa in passato da molti brand di elettronica. Vi ricordate i televisori Grundig che avevano repliche sul mercato con aspetto identico, nome diverso e prezzo più basso?
Ecco, il principio è lo stesso. Resta da capire se questa pratica, che è stata abbandonata dai marchi occidentali, funzioni davvero oppure no.
Nell’attesa di scoprirlo, diamo il benvenuto all’ennesimo “sub- brand” del mercato della tecnologia.
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