Ho partecipato ieri ad un briefing molto interessante dedicato alla privacy in chiave Apple, durante il quale ho scoperto dettagli che non conoscevo.
In primo luogo, la scelta di Apple di non abbinare i servizi erogati ai nomi dei suoi utenti.
Quando utilizzate mappe, ad esempio, la vostra identitĂ non viene mai agganciata e trasmessa ai server, per cui Apple sa dove siete ma non sa chi siete quando ero un servizio legato alla mobilitĂ .
C’è anche un comportamento curioso per cui le informazioni che ricevete sui posti intorno a voi vengono rilasciate partendo da una posizione che è una sorta di “media” tra il luogo in cui siete voi e quello in cui sono gli altri utenti Apple piĂą vicini a voi.
Quando usate Safari, invece, le informazioni che vengono trasmesse quando fate ricerche attraverso la barra di safari sono le minime indispensabili. Questo è importante da sapere.
Se voi inserite la vostra ricerca dove ho cerchiato in rosso le informazioni spedite sono le minime indispensabili, quando invece usate la barra dentro la pagina, quella cerchiata in giallo, non avete controllo su quello che Google trasmette su di voi: dati con nome, posizione, strumento che usate per navigare, varie ed eventuali.
Ma Safari ha anche altri dettagli importanti: quando viene richiesta la vostra posizione, viene mostrato un pop-up e siete voi a decidere se permettere l’accesso, che potete revocare in qualunque momento.
Non solo, perché in automatico è attiva la funzione per limitare il tracking delle vostre attività su internet e il sistema disabilita in automatico i cookie di siti che non visitate da molto tempo e che non hanno ragione di esistere nel vostro telefono.
Se usate il portachiavi di Apple è comunque buona pratica cancellare i cookie periodicamente per ridurre drasticamente il tracciamento delle vostre abitudini on line.
Anche nel caso di Safari, Apple non fa match tra vostre azioni e le vostre credenziali, quindi non sa chi siano le persone che si muovono nel web.
Altro aspetto importante riguarda i messaggi, che hanno un criptaggio end to end, per cui nessuno a parte mittente e destinatario può conoscerne il contenuto.
Anche Apple Pay risponde a criteri di privacy molto stringenti, che ritengo interessanti: il telefono non trasmette informazioni relative alla vostra carta di credito.
Il vostro iPhone crea una carta virtuale, con un codice segreto che cambia ad ogni transazione: i dati trasmessi dal telefono al POS non sono quindi quelli della carta e non possono in alcun modo essere trafugati.
Apple addebita poi l’importo per l’operazione al vostro istituto di credito, senza però condividere informazioni che vi riguardano.
La stessa Apple non abbina dati personali alla transazione fatta con il telefono, quindi sa quanti soldi sono spesi, ma non da chi, la combinazione tra carta e Apple Pay viene fatta del telefono e non è condivisa con l’azienda.
Sono molti i dettagli per cui la privacy per Apple è una cosa seria. Non do per scontato che lo sia anche per tutti coloro che leggono.
Mi accorgo che spesso chi commenta sui social si dimostra poco sensibile a questo tema, ma penso sia una questione prettamente culturale.
Anche io non ho grandi segreti da custodire, ma preferisco sapere che in caso di bisogno avrei pieno controllo di ciò che condivido.
Da questo punto di vista Apple è una certezza.
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