Il pasticcio brutto tra Google e Huawei: cosa succederà adesso?

In queste ore avete probabilmente letto del pasticcio brutto tra Google e Huawei, causato dall’interdizione del governo americano nei confronti dell’azienda cinese.

Cerchiamo di fare un attimo di chiarezza: al momento non esiste alcuna ufficialità su quanto anticipato da Reuters nel pomeriggio di domenica 19 maggio.

Secondo l’agenzia di stampa, Google sarebbe prossima a sospendere qualunque rapporto commerciale con Huawei, bloccando di fatto l’accesso agli aggiornamenti del sistema operativo Android, ma soprattutto ad applicazioni chiave come Gmail, Google Maps e altre di questa portata.

Perché Google sospenderebbe i rapporti con Huawei?

Perché è obbligata a farlo per non incorrere in conseguenze legali e contenziosi con il governo americano, che ha interdetto Huawei dallo svolgere qualunque tipo di attività commerciale negli Stati Uniti.

La stessa decisione di sospendere attività con Huawei potrebbe essere presa nelle prossime ore anche da Qualcomm e Intel, la prima fornisce i propri processori per alcuni telefoni di fascia media, la seconda invece è il principale partner per la costruzione dei computer di Huawei della serie Mate.

Perché questa misura colpisce solo Huawei?

Perché agli occhi del governo americano, Huawei è l’unica azienda a costruire prodotti che sono al 100% “fatti in casa”, non è un caso se non c’è alcuna animosità (per ora) nei confronti di coloro che usano processori Qualcomm (azienda americana) per i propri dispositivi.

La teoria del governo americano è che Huawei costituisca un pericolo perché costruisce dispositivi che creano una catena completa di comunicazione senza alcun controllo esterno.

Questo permetterebbe al governo cinese (secondo la teoria americana) di controllare i dati che passano attraverso le reti e i sistemi Huawei.

Questo rischio non sussiste per le realtà che invece usano componenti ti di terzi e molto spesso questi “terzi” sono aziende americane.

Cosa significa per Huawei questo blocco?

In primo luogo bisogna capire se la situazione attuale sia una condizione davvero rilevante e di lungo periodo, oppure una delle tipiche fiammate di Trump nel corso di una trattativa dura e complicata, come quella tra Cina e USA per gli accordi commerciali.

Di fatto, Huawei potrebbe comunque fruire del sistema operativo Android, perché è una risorsa Open Source e quindi chiunque può disporne senza bisogno di pagare diritti e senza l’obbligo di avere licenze.

Però Huawei non sarebbe in grado di accedere agli aggiornamenti di sicurezza e non potrebbe utilizzare le app di Google per cui il colosso americano richiede il consenso all’utilizzo e cospicue licenze da parte dei costruttori.

La risposta di Huawei

Huawei has made substantial contributions to the development and growth of Android around the world.

As one of Android’s key global partners, we have worked closely with their open-source platform to develop an ecosystem that has benefitted both users and the industry.

Huawei will continue to provide security updates and after sales services to all existing Huawei and Honor smartphone and tablet products covering those have been sold or still in stock globally.

We will continue to build a safe and sustainable software ecosystem, in order to provide the best experience for all users globally.

Fonte Ufficio Stampa Huawei

Tutto questo riguarda tutti i telefoni?

Qui bisogna cominciare a fare una serie di distinguo, che è complicato districare.

In primo luogo parliamo del sistema operativo: ovviamente i telefoni in circolazione continueranno a funzionare, ma non avranno più aggiornamenti di sicurezza e teoricamente nemmeno aggiornamenti alle prossime versioni del software.

Sempre per quanto riguarda i telefoni attualmente in circolazione resta da capire cosa succederà per l’accesso al Google Play Store, perché è difficile pensare che possa essere interdetto dopo l’acquisto.

Google cambierebbe infatti i termini di contratto con i propri clienti e passerebbe dalla parte del torto.

Diversa invece la storia per i nuovi telefoni a cui sarebbe interdetto l’uso agli aggiornamenti e non sarebbe possibile usare il Google Play Store.

Quanto meno non sarebbe possibile averlo pre-installato, ma sappiamo che le vie di Android sono infinite. Per i più esperti qualcuno troverà il modo di aggirare il blocco, ma quanti degli utenti “normali” avranno voglia di fare tutta quella fatica?

Cosa può fare Huawei davanti a questa situazione?

Le prime dichiarazioni di ieri, ufficiali ma non troppo, riportano che Huawei si è preparata all’eventualità negli ultimi sei anni e avrebbe pronte le contromisure necessarie.

Ma il pubblico è pronto ad accettarle? La soluzione più immediata potrebbe essere un sistema operativo creato ad hoc, che sostituisca quello di Google; una condizione che farebbe perdere a Huawei la compatibilità con l’assistente, con Android Auto, con molti degli accessori in circolazione, renderebbe impossibile l’uso di Google Cast (chromecast), presenterebbe un programma di navigazione senza tutte le informazioni che oggi sono disponibili su Google Maps.

Anche Samsung ha provato a lanciare un’alternativa con Tizen, sappiamo come è andata.

Ma la crisi è davvero così acuta?

Io mi divido tra il pensare che sia una cosa seria e credere che gli americani stiano facendo un sacco di rumore per nulla.

Huawei ha lanciato. nei giorni scorsi il “trasnparency center” in Europa, che permette a chiunque ne faccia richiesta di accedere al codice dei sistemi enterprise di Huawei per analisi a qualunque livello.

Un’azienda che ha qualcosa da nascondere permetterebbe a chiunque di entrare nei propri sistemi?

Aspettiamo i prossimi sviluppi, ma siamo davanti ad una situazione che è semplicemente surreale. Così surreale che è difficile prevedere quali saranno i prossimi sviluppi.

Intanto, ricordiamo che al momento stiamo comunque parlando di ipotesi che non hanno conferma ufficiale.

Luca Viscardi: Radio Anchor, Blogger, Tech Enthusiast. Ogni weekend su RTL 102.5. In versione podcast con Mister Gadget Daily. Papà di Andrea.
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