Dopo la bufera dei giorni scorsi, il nuovo mantra mondiale è il nuovo sistema operativo di Huawei, di cui si parla dopo il blocco di Android.
Non è difficile pensare che la soluzione messa a punto dal colosso cinese sia basata su Android nella sua versione libera, Android Open Source Project, quello che molti conoscono come AOSP.
Non serve chiedere licenze, non è necessario fare accordi con Android, l’accesso è gratuito per i produttori di tecnologia, ma non è possibile pre-installare le app di Google.
In realtà, non mi è chiaro come sia regolato questo passaggio: in passato (per fare un esempio) Meizu aveva una ROM basata su AOSP, ma al momento della prima attivazione si poteva installare un tool che permetteva di aggiungere i google services e le relative app.
Di fatto, il nuovo sistema operativo di Huawei funzionerà con tutte le app Android, per cui è di certo costruito intorno ad AOSP. Il nome dovrebbe essere Ark OS.
Ieri per un attimo è esploso un tam tam a livello mondiale partendo dall’anticipazione di una delle sussidiarie asiatiche di Huawei Technologies: l’amministratore delegato della sede locale ha svelato che il nuovo sistema operativo sarebbe arrivato già il mese prossimo.
In realtà, i tempi dovrebbero essere un po’ più dilatati, perché il nuovo software farebbe il suo esordio in Cina nel corso dell’estate, mentre arriverebbe in Europa solo nel 2020.
Uso sempre il condizionale, perché oggi nessuno è in possesso di notizie e non è di fatto possibile raccontare fatti o condividere certezze sul futuro. Siamo davanti a congetture create sulla base dei “sentito dire” che lasciano mille dubbi su cosa accadrà davvero in futuro.
Cosa cambierà per gli utenti Huawei?
Teoricamente nulla, perché se davvero questa fosse la strada, sarebbe comunque garantita la compatibilità con altri sistemi e di fatto ci sarebbe solo un ritardo sugli aggiornamenti di sicurezza; è però bene aspettare di avere qualche informazione più strutturata prima di fare valutazioni approfondite.
Alla fine, il rischio che tutto questo manicomio si traduca nell’installazione di un sistema operativo “open source” e forse useremo un sistema di navigazione diverso da quello di Google, probabile che possa essere “here” che fu creato da Nokia e poi venduto ai costruttori di auto tedesche.
Rimane il tema del danno di immagine. che è enorme. Ad oggi le vendite del marchio sembrano essere scese in modo quasi drammatico e sarà difficile cambiare la tendenza nel breve periodo.
Nel medio – lungo periodo invece probabilmente faticheremo a ricordare cosa è successo nel bizzarro scontro tra Trump e Huawei.
Ma del diman non v’è certezza…