Arriva oggi un nuovo capitolo nella storia legata al famigerato Huawei Ban: dal dipartimento americano è stata concessa una nuova proroga di 3 mesi, ma con un dettaglio importante.
Diciamo più che una storia sta oggi diventando una barzelletta, perché lo stesso dipartimento di stato non più di un mese fa aveva escluso la concessione di ulteriori deroghe.
La frase era stata chiara: “le deroghe esistono come eccezione, non possono diventare la normalità”.
Quella dichiarazione suonava come una minaccia di un ulteriore giro di vite nei confronti dell’azienda cinese, rimasta in mezzo ai due contendenti, con un ruolo che è difficile da interpretare e con una prospettiva difficile da tracciare.
Poche notizie, molto confuse
Negli ultimi giorni, con l’avvicinarsi della scadenza del 19 novembre, abbiamo letto di tutto: “ci sarà una proroga di sei mesi”, “no, ci sarà proroga solo per 14 giorni”, “ci sarà la proroga, ma non per tutte le attività”.
Alla fine, il risultato è diverso: ci sarà una proroga di 3 mesi, ma solo per la fornitura di strutture per le rete 4G, non c’è alcuno spiraglio sul fronte dei dispositivi consumer, ed è questa la ragione per cui in molti paesi non c’è ancora traccia del recente Huawei Mate 30 Pro, che potrebbe non arrivare del tutto, anche perché la commercializzazione senza Google Services è del tutto inutile.
Per ora, quindi, prosegue il business delle reti, ma non c’è alcuno spiraglio sul fronte dei dispositivi.
Cosa succederà tra tre mesi? Impossibile prevederlo oggi, ma si è aperto qualche spiraglio, perché dal dipartimento americano è filtrata la valutazione che la soluzione potrebbe essere vicina.
Come superare il problema? Con prodotti già certificati
Oggi arriva ufficialmente in Italia Honor 9X, che altri non è che il noto Huawei P Smart Z, rivestito con un guscio diverso, ma con lo stesso hardware, cosa che permette di utilizzare certificati di google già rilasciati.
Vengono solo aggiornati alcuni aspetti del telefono che non alterano la certificazione, come la fotocamera, che in Honor 9X è migliore di quella di P Smart Z.
Questa è al momento l’unica strada fruibile per lanciare nuovi smartphone, se non si considera l’opzione di lanciare HarmonyOS.
Ma è davvero una scelta corretta? L’ho già espresso a più riprese: una realtà consolidata come Microsoft si è schiantata nel tentativo di lanciare un nuovo sistema operativo per gli smartphone, non capisco perché alcuni vedano questo passaggio più semplice se il soggetto coinvolto è Huawei.
Lanciare un nuovo software significa colmare il gap rispetto a chi ha già milioni di app disponibili: HarmonyOS promette la compatibilità con le app di Android, che sono però sviluppate con in mente le linee guida grafiche di Google e quindi il rischio è di avere ambienti “difformi”.
Insomma, il futuro è tutto da scrivere, ma la speranza è che si chiuda questo capitolo senza senso e che si possa avere sul mercato uno dei gruppi più innovativi nel pieno delle sue potenzialità.
La capacità di migliorare e di spingere verso soluzioni avanzate di Huawei è un patrimonio di tutti; nel rispetto delle regole che è giusto chiedere, è vantaggio di tutti avere un soggetto così forte sul mercato.