La settimana lavorativa si è chiusa con una notizia che apre nuovi scenari, Huawei e TomTom hanno siglato un accordo di collaborazione nell’ambito della navigazione satellitare.
L’azienda olandese, che ha portato la navigazione satellitare sugli smartphone anni fa, oggi è già il principale fornitore di informazioni per le mappe di Apple, che vengono poi integrate con le informazioni raccolte da Cupertino.
L’iniziativa di Huawei segue di qualche settimana il lancio ufficiale dei servizi mobili Huawei, i cosiddetti HMS, e rappresenta un ulteriore passo per affrancarsi dalla dipendenza da Google.
Non credo serva ricordare oggi perché tutto questo sta accadendo: ormai da quasi un anno, l’amministrazione americana ha inserito Huawei nella lista di aziende che rappresentano un rischio per gli Stati Uniti e per questo motivo al colosso cinese è vietato fare business con le società americane.
Microsoft e altre aziende hanno chiesto un permesso speciale, che è stato accordato e continuano a fornire tecnologia a Huawei: si tratta però di realtà che collaborano per settori che non vengono ritenuti strategici e che dal punto di vista americano non costituiscono un rischio reale.
Sul fronte degli smartphone, invece, Google ha smesso di certificare da tempo i prodotti di Huawei, che é quindi costretta a proporre varianti dei dispositivi già certificati In passato per poter usare i suoi servizi.
Poiché questa soluzione non può durare in eterno, ci solo grandi movimenti in corso per garantire a Huawei la possibilità di produrre smartphone senza certificazione Google ma capaci comunque di svolgere tutte le principali funzioni, tra cui la navigazione.
Il nuovo accordo apre scenari inaspettati che probabilmente conosceremo meglio con la presentazione del nuovo Huawei P40.
Dubito che il prossimo flagship arrivi sul mercato in sordina come il recente Mate 30 Pro.
Non sappiamo se i recenti accordi tra USA e Cina cambieranno le sorti di Huawei nei confronti del governo statunitense, ma ho la sensazione che l’azienda stia lavorando perché gli umori americani siano ininfluenti.
io sono convinto che ce la possano fare.