Questa è una delle parole che sentite usare spessissimo di recente, ma cosa è la gamification, pratica che salverà il mondo? E’ quello che spesso vivete e non lo sapete.
La traduzione più semplice, quasi banale, del termine “gamification” è trasformazione in gioco e questa attività può essere applicata praticamente a qualunque aspetto della nostra vita.
Perché Gamification è esplosa nuovamente?
Perché una parola di questo tipo, la cui nascita non è recentissima, all’improvviso è tornata ad essere così usata, quasi abusata?
Perché alcune recenti operazioni che abbiamo visto in Italia, come la lotteria dello scontri e il famigerato cashback non sono altro che una “gamification” di attività che in realtà con il gioco non hanno alcun tipo di relazione.
Sono anni che ci viene chiesto di attivare lo SPID, il sistema di identità digitale dello stato, a distanza di cinque anni dal suo esordio, c’erano solo 2 milioni di iscritti.
E’ bastato l’annuncio del cashback per movimentare quasi 5 milioni di ulteriori richieste, perché lo stesso cashback, alla fine, è un gioco vero e proprio, in cui si compete per avere uno storno delle proprie spese e si partecipa per essere tra i primo 100.000 per numero di operazioni, che avranno un riconoscimento di 1.500 euro.
Secondo esempio: la lotteria dello scontrino. Molti ne hanno riso: vogliamo scommettere che funzionerà? Abbiamo speso anni chiedendo ai cittadini di aiutare lo stato a combattere l’evasione fiscale; non è mai successo qualcosa di davvero rilevante.
Ecco perché il modo più semplice per indurre a chiedere lo scontrino sempre e comunque è quello di trasformare questa richiesta in un gioco, una vera e propria lotteria a cui si partecipa proprio grazie al codice che gli scontrini conterranno.
Questa iniziativa non risolverà da sola il tema dell’evasione, ma ne conterrà una parte, da qualche punto bisogna pur cominciare.
Trasformare in gioco le attività quotidiane
Però bisogna riconoscere che la “Gamification” funziona in un modo pazzesco anche in ambiti completamente diversi: da genitore, vi posso dire che trasformare in un gioco il lavaggio dei denti è stata una delle più grandi intuizioni dell’umanità.
Se prima convincere mio figlio a stare 30 secondi con lo spazzolino in mano poteva essere un problema insormontabile, oggi grazie al meccanismo del gioco e della sfida con altri bambini, riesce ad usare il suo spazzolino con regolarità e con un periodo molto più lungo rispetto al passato.
Non vi nascondo, che sul fronte dello spazzolino da denti, anche io sono stato travolto dalla Gamification: non posso assolutamente accettare di non essere nella top ten dei fruitori dello spazzolino che sto usando in questo periodo, per la cronaca si chiama PlayBrush One.
Ho una regolarità impressionante nell’uso dell’applicazione, del coach che mi aiuta a gestire la pulizia in modo perfetto e rispetto i tempi ottimali come un bravo scolaro.
Lo smartwatch: il regno della gamification
Stesso principio viene utilizzato anche per stimolare l’attività fisica, fino a che lo smartwatch e mi diceva a che punto ero messo nel mio esercizio quotidiano ero piuttosto disinteressato; quando però mi ha messo in competizione con altri membri della famiglia e con altri amici, ho cominciato a moltiplicare i miei sforzi anche sul fronte dell’attività fisica.
Io, senza piattaforme tecnologiche, ho gamificato anche il momento in cui mettere il pigiamino la sera, quando scatta la competizione l’ultimo che si mette il pigiama fa una penitenza.
Se prima quel passaggio era un problema complicato da superare, oggi lo viviamo nel giro di pochi secondi e senza traumi. Alla fine, considerati gli effetti di questa pratica sugli adulti, è vero che si rimane sempre i bambini.