Ormai è diventata una tradizione della mattina di Natale quella di farvi gli auguri, nella speranza che oggi la tecnologia sia con voi sotto l’albero, ma non solo.
Non serve che ti dica io quanto strano, surreale, difficile da decifrare sia questo Natale: abbiamo vissuto l’anno più complicato dal dopoguerra ad oggi con effetti che ancora non riusciamo a misurare e che anche nel nostro campo, quello della tecnologia, ha avuto dei riflessi davvero singolari.
Il mondo dell’elettronica di consumo, in effetti, è uno di quelli che ha subito meno il blocco della pandemia e poi la crisi economica imperante, quasi tutti i segmenti finiscono in pari se non addirittura in crescita.
L’unica divisione che ha subito una perdita importante con uno scossone rilevante è proprio quello degli smartphone, di cui vi parliamo spesso, che molti sono portati a credere siano il prodotto più in salute del mercato.
In realtà, dopo il rallentamento degli ultimi anni, ora il mercato ha subito una frenata brusca, generando un contesto in cui qualcuno invece ha registrato crolli clamorosi, come nel caso di Huawei.
I dati negativi di questo anno non vanno probabilmente letti solo come effetto della pandemia, ma anche della saturazione, raggiunto ormai in quasi tutti i mercati, di prodotti che oggi innovano poco e trasferiscono un senso di rivoluzione molto limitato.
Per noi appassionati il processore, la ram, i pixel della fotocamera, sono tutti i dettagli che fanno brillare gli occhi, ma per il 95% degli utenti sono solo numeri scritti su una scatola, mentre conta l’aspetto esteriore è che ci sia una batteria che dura.
Davanti ad una scelta in cui design e prezzo sono l’elemento decisionale più importante, e chiaro che l’attuale mercato degli smartphone risulta poco attrattivo, con decine di prodotti che apparentemente sono tutti uguali.
Ecco perché questo Natale ci porta ormai sulle soglie di un anno, il 2021, che dovrà esprimere qualcosa di più, qualcosa di meglio, soprattutto in fatto di innovazione e di aspetto dei dispositivi, altrimenti il prossimo anno saremo qui a raccontare ancora di un mercato che perde, nonostante l’esplosione del 5G.
A proposito di 5G, di reti superveloci, chissà che il 2021 non sia un anno davvero significativo, perché ci avevano promesso che avremmo visto la svolta nel corso del 2020 e invece è stato un po’ come quando lavori sulla maionese e poi però non riesci a farla montare.
Gli operatori telefonici hanno messo il 5G ovunque, nelle vetrine dei negozi, sulle scatole dei telefoni, delle loro proposte commerciali, delle pubblicità in televisione, l’unico posto in cui non l’hanno messo e sulle torri dei telefonini, dato che la copertura il 5G è ancora risibile per non dire ridicola.
Il problema, però, va ben oltre, perché la scorsa estate ho fatto un lungo giro per tutta l’Italia attraversandola da capo a fondo, scendendo dalla costa adriatica, visitando la Sicilia e poi risalendo da quella tirrenica, usando sempre la mia automobile.
Se devo descrivere il livello medio della copertura cellulare fuori dalle grandi città potrei parlare di qualche cosa che uscire la tra il disastro, il drammatico e il criminale.
Potrei anche essere stato molto bravo nel scegliere le località che avevano la peggiore copertura del paese, ma su 10 o 12 tappe fatte nel corso del mio lungo viaggio, probabilmente potrei arrivare a otto o nove nel contare quelle dove la copertura del cellulare era assente o insignificante.
In provincia di Livorno ho vissuto quattro giorni senza alcuna copertura cellulare e con una velocità di rete che faticava arrivare a 1 Mb/s in download, sulla costiera amalfitana ero in una zona dove non c’era alcuna copertura cellulare, ero a 200 m dal centro del paese.
Alle porte di Mondello, dove ho soggiornato per qualche giorno la rete rendeva difficile addirittura riuscire a guardare Netflix, mentre sul Gargano, alle porte di Rodi, a circa 1 km dal centro del paese, era difficile riuscire a conversare al telefono, praticamente impossibile navigare.
Tenete conto che io viaggiavo con la Sim di tre operatori su quattro disponibili oggi in Italia.
Forse il prossimo anno gli operatori dovrebbero preoccuparsi delle reti esistenti prima di fare voli Pin da Ricci verso il 5G, semplicemente perché senza una struttura base molto forte sul 4G, l’evoluzione diventerà un bagno di sangue.
Perdonate questo approccio un po’ cruento al giorno di Natale, ma se è vero che oggi scarteremo un sacco di nuova tecnologia, lo è anche che sotto l’albero rimangono un po’ nascosti dietro il presepe, molti nodi da sciogliere perché questo mercato torni davvero a correre.
Riposiamoci, godiamoci le nostre famiglie, incrociamo le dita perché il prossimo anno sia veramente quello della svolta soprattutto per questa condizione surreale che ci circonda.
Il mio vero auspicio, con tutti questi prodotti connessi che ci circondano, è che torniamo anche noi a connetterci con gli altri e magari a darci una mano con più serenità per uscire da questo manicomio.
Buon Natale a tutti!