Alternative a Whatsapp? Signal torna a funzionare

Se anche voi siete alla ricerca di alternative a WhatsApp, avete davvero molte opzioni davanti a voi, ma bisogna fare un po’ di attenzione per evitare i rischi di piattaforme un po’ immature, come Signal che da due giorni funziona a singhiozzo.

Facciamo un piccolo riassunto delle puntate precedenti: Mark Zuckerberg, proprietario di Facebook, Instagram e di WhatsApp, tempo fa ha dichiarato di voler unificare le piattaforme di messaggistica in un unico prodotto e di voler liberamente scambiare le informazioni raccolte attraverso i diversi strumenti, anche con i dati degli utenti che erano iscritti a WhatsApp prima della sua acquisizione.

C’è stata una levata di scudi generale, perché la gestione dei dati è un tema particolarmente serio e nel caso di piattaforme così invasive diventa anche sensibile: essenzialmente i legislatori americani hanno detto che l’unificazione delle piattaforme non era accettabile.

Il buon Mark, che abbiamo visto a più riprese considera la legge come un consiglio amichevole e non un obbligo a cui piegarsi, non ha comunque desistito.

Ha, di fatto, fuso le piattaforme Facebook e Instagram, che condividono tantissimi dati dei propri utenti, oltre che a scambiare moltissimi contenuti.

Perché si cercano alternative a Whatsapp?

Ultimo passaggio rimaneva quello di incrociare WhatsApp con il resto delle sue proprietà: a questo scopo, ha cominciato a diffondere messaggi ai propri utenti segnalando che la condivisione dei dati con Facebook diventava praticamente obbligatoria, perché nel caso gli utenti si fossero rifiutati di concordarla non avrebbero più potuto utilizzare WhatsApp.

Molto probabilmente, avrete già ricevuto questo messaggio sul vostro smartphone che vi avvisa che a breve vi verrà chiesta la condivisione delle vostre attività su WhatsApp, nonché dei dati che con essa generate, con la piattaforma di Facebook.

Nel caso dei residenti in Europa, però questo obbligo non può essere utilizzato, perché i nostri organi antitrust e di tutela della privacy si sono già espressi molto chiaramente, oltre ad avere noi lo strumento del GDPR che ci protegge rispetto a questo tipo di attività.

Il mondo intero ha riconosciuto che il vituperato procedimento di introdurre proprio il General Data Protection Rule ha posto i cittadini europei in una condizione di avanguardia per la protezione dei loro dati sensibili sulla rete.

Di fatto, quindi, WhatsApp vi manda un messaggio in cui vi chiede se volete condividere i dati, ma non vi può obbligare a farlo.

Quando questa notizia è stata diffusa negli Stati Uniti, molti personaggi importanti, tra cui Elon Musk, patron di Tesla, hanno reagito in modo molto duro, invitando gli utenti a boicottare la piattaforma.

Il risultato è stato quello di una crescita esponenziale del 4200% di Signal e di un’adesione di 25 milioni di nuovi utenti in 24 ore per la piattaforma Telegram.

Su questo fronte, segnaliamo che Telegram ha origine russa e che forse qualche briciolo di attenzione sarebbe il caso di porlo prima di tuffarsi nell’utilizzo di quella piattaforma.

Quando ha visto questa reazione così veemente da parte degli utenti, WhatsApp ha voluto chiarire che in realtà questa novità riguarda solo le aziende e non gli utenti privati, una di quelle giustificazioni che hanno fatto sorridere i più, ma che non ha invertito questo trend di fuga.

Ieri WhatsApp ha anche deciso di spostare la scadenza entro cui i dati saranno condivisi tra WhatsApp e Facebook al prossimo mese di maggio ma è davvero come chiudere la stalla dopo che i buoi ormai se ne sono andati.

Bisogna anche dire che 25 milioni di utenti che abbandonano una piattaforma da 2 miliardi di fruitori, sono molti ma rimangono una percentuale comunque contenuta: potrebbe quasi considerare un danno collaterale sostenibile, considerato il valore inestimabile dei dati generati da un numero di persone così grande.

Ma le alternative a Whatsapp funzionano?

In ogni caso, la fuga da WhatsApp ha generato diverse situazioni curiose, compreso un blocco totale dei servizi di signal, che probabilmente non è riuscito a sostenere un traffico così elevato.

E dire che l’azienda ha risposto in modo davvero trasparente alle critiche di queste ore, con un messaggio in cui ho spiegato di aver imparato tantissimo dei problemi delle ultime 36 ore.

Andando oltre le difficoltà di questi giorni, bisogna dire che questa è una piattaforma comunque interessante che funziona bene e offre un sacco di servizi che sono all’altezza di quelli di WhatsApp, considerazione che si può fare anche per Telegram, che rimane un’ottima applicazione aldilà delle insinuazioni sull’origine russa.

La verità è che prestissimo potreste avere una grandissima alternativa all’uso di WhatsApp dentro il vostro telefonino senza bisogno di installare nulla, perché i vecchi SMS che ormai stanno per andare in pensione saranno prestissimo sostituiti, su alcuni telefoni è già successo, da una nuova piattaforma che si chiama RCS.

Voi non dovete fare assolutamente nulla, se non assicurarmi del fatto che il vostro telefono sia compatibile con questo nuovo standard che proprio in questi mesi viene diffuso un po’ ovunque.

Dire che quando invierete un messaggio utilizzando questo standard non pagherete la trasmissione come succede per gli SMS, sarete in grado di raggiungere agevolmente foto posizione, video, varie ed eventuali senza i fastidi dei vecchi MMS.

La verità, dunque è che le alternative a WhatsApp ci sono e sono numerose, per molti di voi che hanno comprato uno smartphone negli ultimi mesi potrebbe già essere proprio dentro il telefonino.

Controllate l’applicazione per i messaggi SMS, che probabilmente non guardate da mesi, per capire se questa nuova piattaforma sia già disponibile anche sul vostro smartphone.

Luca Viscardi: Radio Anchor, Blogger, Tech Enthusiast. Ogni weekend su RTL 102.5. In versione podcast con Mister Gadget Daily. Papà di Andrea.

Leggi i commenti (0)

Post collegati