Dovremmo usare il condizionale, ma per una manifestazione di fiducia ci chiediamo come fa Apple Watch ad individuare il coronavirus, come se questo fosse già possibile.
Oggi ne parliamo anche nella puntata del podcast che abbiamo pubblicato, perché la notizia sta facendo il giro del mondo: sono infatti numerose le istituzioni accademiche, tra cui quella di Stanford, secondo cui i dispositivi per la tecnologia indossavi potrebbero avere un ruolo straordinario nella battaglia contro il coronavirus.
A quanto pare, non è la solita sparata ad effetto per costruire un titolo sul web che vi induca a fare il clic, ma il risultato di moltissime ricerche fatte negli ultimi mesi, che avrebbero stabilito come questo tipo di oggetti potrebbe aiutarci a comprendere non solo l’attuale pandemia, ma anche eventuali altre malattie trasmissibili.
Mondo quanto è stato pubblicato in queste ore, i dispositivi indossavi in grado di misurare con precisione il battito cardiaco, potrebbero rilevare delle sottili variazioni che intervengono nel momento in cui un’infezione si presenta nel corpo umano.
Un dettaglio, in particolare, che è la variazione nel tempo che intercorre tra un battito e l’altro, un parametro che indicherebbe il funzionamento corretto del nostro sistema immunitario e potrebbe evidenziare l’arrivo di un’infezione ancor prima che i test molecolari la possano rilevare.
Nel corso degli studi fatti nelle ultime settimane è stato confermato ciò che già si sapeva ovvero che la variazione del tempo che intercorre tra un battito e l’altro, chiamata variabilità della frequenza cardiaca, è uno degli indicatori dello stato infiammatorio e poiché il coronavirus ha un forte approccio infiammatorio, sfruttare dispositivi di questo tipo sarebbe quasi semplice.
Per entrare in alcuni particolari, è stato rilevato che coloro che sono soggetti ad un’infiammazione hanno una variabilità più ridotta, mentre coloro che hanno un sistema nervoso in perfette condizioni e quindi un fisico reattivo allo stress hanno invece una maggiore variabilità.
Questo studio è stato condotto senza l’intervento diretto di Apple, non c’è quindi il condizionamento dell’azienda nei risultati che sono presentati, anche perché lo studio fatto su oltre 300 operatori sanitari a coinvolto l’utilizzo anche di prodotti di Garmin e di Fitbit, offrendo dei dati molto confortanti.
Uno dei dettagli più evidenti è il cambiamento della frequenza cardiaca minima a riposo per coloro che sono soggetti ad un’infiammazione, dato che cresce notevolmente rispetto alle persone che sono in salute.
Se i dati raccolti fossero confermati da ulteriori approfondimenti, si potrebbe arrivare addirittura ad identificare una malattia come il coronavirus attraverso i dati trasmessi dal nostro cuore quasi una settimana prima della manifestazione dei sintomi.
Se questa dinamica con cui scopriamo come fa Apple Watch ad individuare il coronavirus fosse confermata, siamo pronti a scommettere che presto vedremo anche un bonus smartwatch all’orizzonte.
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