Spesso riceviamo domande relative alla privacy sui social network, in particolare ci viene chiesto: Facebook è sicuro? Teoria e pratica portano a risultati molto diversi.
In teoria, Facebook adotta molti sistemi di protezione, tra cui l’autenticazione a due fattori per proteggere i suoi utenti, nella pratica su Telegram si vendono milioni di numeri di telefono degli iscritti alla piattaforma.
Il tema ha origini lontane: all’inizio del 2020, una vulnerabilità dei sistemi, poi risolta, ha esposto i dati di milioni di utenti, addirittura si parla di 533 milioni di persone coinvolte: un BOT su Telegram è in grado di dedurre l’ID dal numero di telefono, oppure il contrario.
Secondo una stima che è stata fatta da alcuni esperti di crimini informatici i numeri italiani coinvolti in questa fuga di dati sarebbero addirittura 35 milioni.
Questo vuol dire che chiunque potrebbe agganciare il vostro numero di telefono, se siete tra questi 533 milioni di account coinvolti, al vostro nome e cognome. Non significa che mi ruberanno dei soldi o che riusciranno a perpetrare crimini gravi, ma che comunque la vostra privacy è compromessa.
Immaginiamo che molte persone reagiscono a questa situazione con una levata di spalle, nella convinzione che tutto sommato il danno sia abbastanza contenuto.
Il vero problema, se vogliamo andare un po’ più in profondità, sta nella combinazione di due fattori: da una parte c’è una piattaforma, Facebook, che detiene una quantità indescrivibile di informazioni personali dei suoi utenti e le protegge solo superficialmente.
Facciamo sommessamente notare che una fuga di sicurezza, se coinvolge 533 milioni di utenti interessa il 25% degli iscritti di Facebook: è una cifra abnorme se vogliamo analizzare i criteri di sicurezza della società.
Dall’altro lato, però, c’è anche il tema di Telegram che ormai la terra di nessuno: si possono vendere titoli di video giochi per consolle, si possono ordire complotti e organizzare assalti al Campidoglio americano, si possono trafficare numeri di telefono di utenti di un social network e mediamente non succede nulla.
Forse è il caso di accendere i riflettori su queste praterie totalmente fuori controllo, perché possono diventare un terreno minato fonte di 1000 guai.
Concludiamo con una considerazione: dato che la fuga di dati del 2020 ha riguardato il 25% dei suoi utenti, Facebook avrebbe dovuto comunicare a ciascuno di loro quanto è successo con i loro dati.
Alla fine, cosa dobbiamo rispondere a chi chiede: Facebook è sicuro? Probabilmente la risposta migliore è consigliare molta sicurezza ed evitare la condivisione di informazioni sensibili.