In questi giorni sono arrivate molto notizie contrastanti, ma se vi state chiedendo perché Facebook e Australia litigano, cerchiamo di ricostruire cosa sia successo.
Il problema
Il tema intorno a cui si discute è quella della condivisione delle news attraverso i social network: gli australiani vorrebbero varare una legge che imporrebbe alle piattaforme web di corrispondere del denaro ai creatori di contenuti per permettere il loro utilizzo in rete.
Ciò che è controverso è il metodo con cui questo verrebbe messo in pratica: il parlamento australiano vorrebbe istituire la figura di una sorta di arbitro, il cui compito sarebbe “pesare” il valore del produttore di contenuti per stabilire quale sia il pagamento equo da corrispondere, senza possibilità di appello.
Per come è concepita, la legge australiana sarebbe fortemente sbilanciata a favore dei media. Più di un’osservatore ha sollevato qualche dubbio, perché in quel paese c’è una fortissima concentrazione dell’attività media in pochissime mani, per cui questo disegno di legge sembra favorire pochi imprenditori e non un settore nel suo insieme.
La reazione
Come risposta a questa ipotesi, Facebook ha improvvisamente impedito la pubblicazione Lea condivisione di notizie agli account attivati in Australia.
Il problema è che nel fare tutto questo Facebook ha bloccato anche la pubblicazione alle organizzazioni governative o alle società non a scopo di lucro. Creando così una notevole confusione e limitando le attività di pubblica utilità.
Sembra però che la società di Mark Zuckerberg dopo questa decisione immediata, senza alcun avviso agli utenti abbia scelto di tornare al tavolo delle trattative del governo australiano, come confermato direttamente dal primo ministro Scott Morrison.
Mediazione
Questo significa che Facebook potrebbe in realtà cercare una mediazione con il governo. Dopo il blocco di pubblicazione e condivisione, in Australia è esploso il numero dei download di applicazioni di quotidiani. Mentre è diminuito il tempo speso dagli utenti sulla piattaforma di Zuckie.
Anche Google ha avviato un contenzioso con il governo australiano, proprio nell’imminenza del varo della nuova legge per la limitazione dello sfruttamento delle notizie su social e web.
In un primo momento aveva minacciato di bloccare la visualizzazione delle notizie nelle ricerche, salvo poi stipulare un accordo con NewsCorp di Rupert Murdoch per lo sfruttamento dei contenuti prodotti dalle sue testate.
Google ha siglato un accordo di tre anni. Non è però possibile prevedere se questo ritorno al tavolo di Facebook sia propedeutico ad un accordo anche della piattaforma di Mark Zuckerberg.
Se è vero che per ora Facebook e Australia litigano, è possibile che stia per tornare il sereno.