Proprio nella giornata in cui Xiaomi esce dalla black list, l’ embargo USA nei confronti di Huawei diventa ancora più rigido e ora comprende componenti 5G.
Chi pensava che l’arrivo di Joe Biden potesse portare una distensione nei confronti della Cina e quindi un automatico miglioramento delle condizioni per l’azienda più colpita, oggi rimarrà particolarmente deluso.
In effetti, da più parti negli Stati Uniti si metteva in guardia sul fatto che poco sarebbe cambiato con la nuova presidenza e in effetti le decisioni di oggi confermano quelle anticipazioni.
L’ amministrazione americana oggi ha rivisto alcune deroghe alle licenze di vendita, creando ulteriori restrizioni per la cessione di antenne, componenti per le batterie, processori.
Cosa cambia
In pratica, lo staff di Joe Biden ha deciso di uniformare le restrizioni, mentre prima c’erano condizioni differenti a seconda del tipo di fornitura e del soggetto coinvolto.
Ora, invece, i divieti sono più omogenei e riguardano moltissimi componenti che vengono utilizzati proprio per la costruzione di smartphone 5G.
L’immediata conseguenza sarà quella di rendere più complicata la costruzione di smartphone con reti di nuova generazione, dettaglio che colpisce duramente Huawei più sul fronte dell’immagine che su quello della sostanza.
Nella maggior parte dei principali mercati mondiali, l’incidenza delle reti 5G è così bassa da risultare poco significativa nell’esperienza d’uso degli utenti, ma esiste un problema di percezione per cui oggi un telefono che non è compatibile con i 5G viene immediatamente classificato come prodotto di serie B.
Un’altra curiosa restrizione introdotta con le regole che sono già entrate in vigore e quella relativa alla memoria RAM dei dispositivi che utilizzano componenti americani, la capacità massima non potrei infatti superare i 6 GB.
Un altro colpo durissimo per Huawei
Le nuove misure introdotte rischiano di creare ulteriore danno al colosso cinese, che anche a casa propria ha visto scendere drasticamente la penetrazione sul mercato, a favore di alcuni rivali tra cui OPPO e Xiaomi.
Nei mercati occidentali si è spento l’astro nascente della tecnologia, che avanzava con un passo devastante verso il primato assoluto nelle vendite a livello globale.
Si parla di un crollo vicino al 60% in mercati importanti come il nostro, anche se fortunatamente al momento i dati ufficiali presentano una situazione migliore.
Come spesso accade, la reazione dei consumatori è stata rallentata in una prima fase, esagerata nella seconda, perché in realtà il marchio ha continuato a produrre dispositivi di altissimo livello, con tecnologie molto avanzate e con una qualità in linea, se non superiore, a quella di quasi tutti i concorrenti Android.
Purtroppo l’assenza dei servizi di Google genera un problema di percezione che va oltre il tema della reale usabilità dei dispositivi: se è vero che l’uso dei dispositivi è comunque gradevole e per alcuni utenti può risultare comunque completo, è evidente che avere anche i servizi di Google sia meglio del contrario.
L’embargo USA nei confronti di Huawei pare comunque destinato a durare ancora a lungo, ma aspetterei a celebrare il funerale dell’azienda