Oggi Apple ha rilasciato un documento molto interessante che ci spiega in modo molto chiaro quali dati personali raccolgono le app che usiamo tutti i giorni.
Il testo è disponibile per la lettura sul sito di Apple anche in italiano, si chiama “un giorno nella vita dei tuoi dati”.
Con la puntualità e la precisione che sono tipiche dell’azienda, viene spiegato perché il tema della privacy e della raccolta dei nostri dati sia un punto centrale della nostra vita digitale, che non può essere delegato alle scelte di terzi.
Il documento si apre con una frase di Steve Jobs, che già nel 2010 affrontava in modo molto netto l’argomento privacy.
Grazie all’analisi di Apple scopriamo una serie di informazioni che molti di noi ignorano, ad esempio il fatto che tutte le nozioni che vengono raccolte tracciando i nostri comportamenti su Internet e sui dispositivi mobili vengono aggregate, condivise e utilizzate per le aste pubblicitarie, che alimentano un mercato da 227 miliardi di dollari all’anno.
Per spiegare esattamente come questo fenomeno si verifichi, Apple racconta tutto ciò che le aziende che tracciano i nostri comportamenti riescono a raccogliere di ciò che noi facciamo in una giornata al parco.
Dico noi, perché il racconto è quello di un padre e di una figlia che trascorrono una giornata qualunque all’aria aperta.
In questo racconto sono inseriti moltissimi dati che riguardano ciò che avviene nel nostro telefono senza che noi ce ne rendiamo conto. È bene ad esempio sapere che nelle app che utilizziamo mediamente ci sono sei Tracker in grado di curiosare in quello che noi facciamo con il nostro smartphone.
Spesso questi strumenti sono inseriti in piattaforme di codice che vengono offerte agli sviluppatori per semplificare la realizzazione di app.
Quali dati personali raccolgono app e come
Alcuni creatori di software, quindi, non solo tracciano le nostre informazioni ma permettono anche a terze parti di farlo senza che per noi sia possibile risalire all’origine di questo tracciamento.
Capita quindi spesso che i dati che ci riguardano vengano ceduti divulgati o addirittura venduti da soggetti con cui non abbiamo alcun tipo di rapporto diretto.
Apple sottolinea come spessissimo le applicazioni richiedono informazioni che vanno ben oltre quelle strettamente necessarie per l’erogazione di un servizio, ci sono ad esempio tastiere che chiedono l’accesso alla nostra posizione senza che questo sia necessario per ciò che ci offrono.
Il racconto della giornata al parco di John e della figlia Emma, che vi invitiamo a leggere in forma integrale, spiega chiaramente come le informazioni raccolte dalle singole app, prima o poi finiscano per essere aggregate e per costruire un profilo attendibilissimo delle nostre abitudini, dei nostri consumi, dei nostri spostamenti, informazioni che quando utilizziamo alcune applicazioni, poiché viene richiesta una registrazione, vengono anche abbinate alla nostra identità.
Ecco perché Apple ha scelto di introdurre nuovi strumenti a difesa dei propri utenti, perché gli sviluppatori siano obbligati a dichiarare quali dati raccolgono e con quali scopi.
Si parte da quattro principi fondamentali, che si celano dietro alle scelte dell’azienda in materia di privacy: vengono raccolti solo i dati strettamente necessari per l’erogazione di un servizio, per quanto possibile i dati vengono elaborati direttamente sul dispositivo, c’è totale trasparenza sull’utilizzo dei dati e una combinazione hardware e software garantisce la maggior sicurezza possibile.
In ottemperanza a questo approccio con la privacy viene richiesto agli sviluppatori di dare informazioni molto precise sul tipo di dati che vengono raccolti, mentre agli utenti viene fornito un metodo molto più semplice per limitare l’accesso delle applicazioni ai dati sensibili oppure ai propri contenuti.
In più, Apple garantisce anche che le inserzioni pubblicitarie sui propri dispositivi non possono arrivare ad un accesso incondizionato dei dati e, pur avendo la possibilità di verificarne l’efficacia, gli inserzionisti non possono conoscere dati personali relativi agli utenti.
Insomma, a volte sarebbe meglio non sapere quali dati personali raccolgono le app, ma quello che possiamo per certo sostenere è che se la privacy per voi è un tema importante, al momento c’è una scelta obbligata in fatto di dispositivi elettronici.
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