Il rinvio dello switch-off al DVB-T2, le improbabili motivazioni del governo

Dopo anni di discussioni e un piano di transizione tracciato ormai da tempo immemore, il ministero dello sviluppo economico del governo italiano ha deciso il rinvio dello switch-off al DVB-T2 nel digitale terrestre televisivo.

Per capire di cosa stiamo parlando, soprattutto a favore dei più distratti e di quelli che non hanno una particolare attenzione su tematiche di questo genere, ricordiamo che ormai da tempo in Italia era stato fissato il 2022 come traguardo per lo switch-off definitivo verso il nuovo standard di trasmissione del digitale televisivo terrestre.

Cosa e perché accade lo switch-off al DVB-T2

Come probabilmente già saprete, perché avete già in passato cambiato un televisore o acquistato un decoder, da molto tempo siamo passati dalle trasmissioni analogiche a quelle digitali nel mondo della televisione terrestre.

La differenza fondamentale sta nel fatto che in passato la singola frequenza televisiva trasportava un solo canale: per fare un esempio al canale 36 si vedeva solo ed esclusivamente Canale 5.

Con l’arrivo del digitale terrestre, abbiamo invece cominciato a trasmettere i segnali televisivi in modo diverso e ogni singola frequenza trasporta un pacchetto di canali. Al canale 36 si riceve il “Mux” di Mediaset, che contiene Canale 5, La 5, Italia 1, Rete 4, Canale 20 e Italia 2. (Sono esempi indicativi)

Il televisore riceve questo segnale digitale lo decodifica e l’utente finale ritrova un canale per ciascuno dei numeri sul telecomando, come se nulla fosse.

Nel corso degli anni, la tecnologia di trasmissione si è evoluta ed è diventata più efficiente: se in passato si trasmettevano quattro o cinque canali su ogni frequenza, con i nuovi standard tecnologici questi numeri sono cresciuti notevolmente. Una sola frequenza può trasportare un numero più elevato di canali e quindi possono essere utilizzate meno frequenze per il sistema radiotelevisivo.

Però, il cambio dello standard di codifica comporta la necessità di cambiare il televisore, perché i modelli più arretrati non dispongono del software capace di interpretare i segnali che ricevono.

Ecco perché è stata fissata una data entro cui tutti i canali passeranno alla nuova tecnologia di trasmissione e quindi i vecchi televisori non saranno più in grado di ricevere i segnali televisivi.

Il corso è stato tracciato già da moltissimo tempo, anche perché liberare alcune frequenze televisive è fondamentale per permettere lo sviluppo della rete 5G della telefonia mobile.

In realtà, questo processo avrebbe dovuto passare attraverso due scadenze, quella del 1 settembre per un primo passaggio ad una diversa codifica chiamata MPEG 4, per tutti i canali nazionali, quindi dal 2022 un passaggio invece al nuovo standard per tutti i canali oggi presenti sulla banda del digitale terrestre.

A pochi giorni da questa scadenza, pur con un percorso tracciato ormai da diversi anni sia per le attività imprenditoriali che per gli utenti, il governo ha deciso per un rinvio che verosimilmente sarà al 2023.

La decisione è venuta dal Ministro per lo sviluppo economico, Giorgetti, in quota Lega, che con un comunicato ha spiegato le ragioni del ministero.

“Bisogna scongiurare gli effetti negativi sul pluralismo radio televisivo e sulla dinamica concorrenziale che la prospettata revisione delle norme esistenti.

Lo spostamento temporale non definito in modo certo dell’obbligo dell’adozione degli standard Mpeg-4 e Dvb-T2 assieme alla confermata riduzione delle risorse frequenziali della Banda 700 MHz, prevista per il 30 giugno 2022, potrebbe comportare e tutelare il diritto dell’utenza di continuare a fruire di un’ampia scelta di servizi radiotelevisivi, in particolare di servizi free-to-air in digitale terrestre che sono predominanti nel mercato dei media nazionali.

In tutto onestà, le decisioni del governo sono semplicemente incomprensibili, se non vengono interpretate come il supporto di interessi di parte, dato che il percorso di cambiamento era comunque stato tracciato da moltissimi anni e, per molti canali, già cominciato da tempo.

Di fatto, il 1 settembre non succederà assolutamente nulla, solo la Rai comincerà lo spostamento di alcuni canali verso il nuovo standard MPEG 4 a partire dal prossimo 15 ottobre, mentre Mediaset e La7 non hanno rilasciato informazioni sull’inizio della loro transizione verso il DVB-T2.

C’è però un dettaglio importante il prossimo 1 luglio 2022, le frequenze a 700 MHz vanno comunque definitivamente cedute agli operatori telefonici che le hanno già pagate.

Questo significa che, indipendentemente dalla transizione al nuovo standard televisivo, le frequenze a disposizione degli operatori delle TV dovranno comunque diminuire, per cui sarà necessario diminuire il numero dei canali trasmessi, oppure inevitabilmente ridurre la qualità del segnale trasmesso, parliamo di definizione dei canali.

Ogni frequenza televisiva ha una capacità di trasporto che corrisponde alla larghezza di una carreggiata autostradale: immaginate di avere 10 m a disposizione e di dover posizionare delle corsie.

Ogni televisione trasmessa corrisponde alla corsia che è necessario tracciare sulla sede stradale: a seconda della definizione del canale, cambia lo spazio occupato all’interno della frequenza.un canale trasmesso in full HD richiede molti più dati rispetto ad un canale trasmesso con definizione inferiore.

Se diminuiscono le frequenze e sulla singola frequenza bisogna trasmettere più canali televisivi, inevitabilmente i canali presenti dovranno essere trasmessi con una definizione inferiore per fare spazio a tutti.

Il risultato della sciagurata scelta del ministero di rinviare lo switch-off televisivo al DVB-T2 si tradurrà quindi nel peggioramento della qualità dei canali trasmessi, a fronte della distribuzione di televisori con una qualità sempre più elevata.

La domanda che ci si potrebbe fare è: perché il governo ha fatto questa decisione, un po’ in sordina, a ridosso delle vacanze estive? Lo switch-off verso. il DVB-T2 danneggia sensibilmente gli operatori tradizionali, quelli cioè delle televisioni presenti sul digitale terrestre TV.

Serve davvero che vi spieghiamo chi verrebbe danneggiato da uno switch off anticipato?

Luca Viscardi: Radio Anchor, Blogger, Tech Enthusiast. Ogni weekend su RTL 102.5. In versione podcast con Mister Gadget Daily. Papà di Andrea.
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