Ormai da molto tempo sentite parlare di crisi dei processori a causa della loro carenza e a distanza di diversi mesi il mercato comincia ad essere in seria difficoltà, condizione a cui si aggiunge l’invasione dei chip contraffatti, che rispondono all’isteria dei compratori di questo momento storico.
Per un piccolo riassunto delle puntate precedenti, ricordiamo che la condizione attuale è dettata da diversi fattori che concorrono tra loro, il primo dei quali un rallentamento fisiologico della produzione dei processori dovuti alla pandemia.
Non solo, perché un altro grosso problema è stato creato dall’aumento esponenziale dell’utilizzo di microchip da parte dell’industria: non esiste un prodotto sul mercato che non abbia al suo interno un microprocessore, dagli elettrodomestici alle automobili, ovviamente fino ai computer, agli smartphone e tutti gli apparati elettronici.
A questo si aggiunge anche l’esplosione incontrollata dei prodotti di smart home, tutti indistintamente dotati di un microchip e la crisi dei processori è servita.
Se tutti questi fattori da soli non fossero sufficienti, bisogna aggiungere anche la scarsa capacità del settore automobilistico di fare previsioni attendibili sulle vendite di auto in periodo di pandemia.
I processori scarseggiano, ma non solo per la pandemia
In molti paesi, la richiesta degli utenti è risultata molto più alta di quanto previsto dai produttori e questo si è trasformato in un vero e proprio inseguimento nella produzione.
Come sempre accade, in qualunque contesto, ogni situazione di bisogno estremo apre la strada a chi vive con pochi scrupoli, è successo anche nel mercato dei processori, dove sono proliferati gli intermediari che promettono consegne di processori, che in realtà sono prodotti di scarsa qualità, oppure sono semplicemente truffe.
La proliferazione della vendita di componenti contraffatti e la conseguenza più diretta dell’isteria con cui alcuni produttori stanno cercando di comprare, letteralmente a tutti i costi, i processori mancanti per riuscire a mantenere i ritmi di produzione previsti.
In realtà, nel momento in cui i componenti vengono consegnati, quando accade, spesso non vengono superati i test qualitativi e quindi ci si trova di nuovo al punto di partenza.
Perché non si risolve la crisi dei processori semplicemente producendone di più
Noi, uomini della strada, abbiamo una domanda piuttosto semplice che ci gira in testa da tempo: perché non si realizzano semplicemente più processori?
La realtà è che costruire una nuova linea di produzione richiede moltissimo tempo, almeno 12 mesi, con requisiti di qualità che alcuni paesi faticano a raggiungere.
Basti pensare che per realizzare componenti elettronici come i processori sono necessari ambienti sterili, con un grado di pulizia che è 1000 volte superiore a quello di un cinema aperto al pubblico.
A questo si aggiunge anche la necessità di usare quantità di acqua esagerate nel processo di produzione, ovviamente acqua filtrata e perfettamente pulita, dettaglio che esclude la possibilità di realizzare centri di produzione in alcuni paesi dove strutture e manodopera sono meno costosi.
Per un impianto di produzione perfetto ci possono volere dai 18 ai 24 mesi per la sua realizzazione, mentre per la conversione di impianti esistenti si parla di investimenti pari a 500 milioni di dollari, che però prevedono anche la riduzione temporanea della produzione, scelta oggi insostenibile per chiunque.
In questo contesto così complicato, la crisi dei processori ha creato terreno fertile per le frodi di intermediari che intercettano i pagamenti e poi non consegnano mai la merce, oppure che rispondono alla disperata ricerca di processori con materiale contraffatto o di scarsa qualità.
Ovviamente, questo moltiplica i rischi anche nell’utilizzo di un dispositivo, perché molto spesso questi processori sono utilizzati in apparati, come le automobili, che non ammettono errori di calcolo durante il loro utilizzo.
Il rischio ovviamente è quello di comportamenti difettosi a danno degli utenti, con conseguenti problemi nella gestione delle garanzie e quindi alla fine un ulteriore aumento di costo per le aziende.
Il CEO di Intel è stato chiaro: la crisi dei processori proseguirà fino al 2023, senza possibilità di soluzione, avrà ragione?
Molti analisti avevano previsto conflitti su scala globale per l’accesso all’utilizzo dell’acqua, avremmo mai previsto di dover faticare per acquistare un componente elettronico oggi è essenziale? Difficilmente, qualche anno fa, avremmo immaginato una crisi dei processori e le sue conseguenze.
Resta da capire come tutta la filiera della produzione possa essere stata così miope da non riuscire a prevedere il momento storico che stiamo vivendo, speriamo sia un buon insegnamento per una programmazione migliore nel futuro.