Ieri a Londra abbiamo conosciuto il nuovo Huawei Mate 20 Pro, dispositivo di punta di un’intera serie, quella chiamata Mate, che oggi include anche la versione Lite, la “normale” e la gigantesca versione “X”, così grande che Richard Yu l’ha paragonato addirittura alla Nintendo Switch.
La presentazione di ieri mi è piaciuta in molti aspetti, a parte uno: l’ossessione del capo di Huawei per la comparazione con Samsung e Apple. Abbiamo visto decine di slide, la maggior parte delle quali conteneva confronti diretti con iPhone Xs e con Galaxy Note 9. Un leader ne ha bisogno?
Il mio primo giorno con Huawei Mate 20 Pro
Vado oltre le slide di Richard Yu, per dirvi che questo Huawei Mate 20 Pro è davvero interessante: le novità assolute introdotte sono tantissime, da una ricarica wireless più veloce, al sensore per le impronte sotto il display, fino ad un nuovo standard di scheda di memoria, la cui forma è identica a quella della SIM, ovvero la Nano Card.
La mia prima giornata è corsa via veloce, dopo aver cambiato il launcher, scegliendo Nova configurato con la grafica simile a quella originale di Android 9.
Lo sblocco sotto lo schermo è veloce, ma lo è ancor di più lo sblocco con il volto, che si può attivare anche solo sollevando il telefono senza bisogno di premere pulsanti.
L’audio in conversazione è fortissimo, per altro compatibile con lo standard VOL-Te, con qualitĂ sonora eccellente durante le chiamate.
La forma è gradevole da impugnare e il grip discreto, ma credo che una cover sia una necessità inevitabile. Non vorrei mai assistere al momento in cui questo smartphone sfugge dalla presa e si lancia verso il suolo.
A proposito: il pulsante colorato di rosso, vagamente ispirato a Google Pixel, è davvero bello, così come gradevolissimo è il colore verde che sto usando.
Da questa immagine potete cogliere anche la curvatura dello schermo, che richiama il design di Samsung, ma è comunque molto gradevole.
Lo schermo è leggibilissimo, con una taratura del colore più che buona, alcuni dei temi proposti sono veramente gradevoli e fanno risaltare la tenuta dei neri dello schermo AMOLED.
Non ho ancora una valutazione precisa della batteria, mentre ho provato a fare qualche scatto con la tripla fotocamera posteriore.
Il bordo dei sensori tende a raccogliere polvere, purtroppo capita. Il risultato delle immagini è invece secondo me eccellente.
Qui sotto ho inserito uno scatto con grandangolo in modalitĂ notturna.
Cliccando sull’immagini potete scaricare il file. Qui sotto altra foto in modalitĂ notturna, ma senza il grandangolo.
Nei prossimi giorni metterò a dura prova il Mate 20 Pro, per capire come si comporta.
Trovo curioso un dettaglio: ci sono volute tre persone per capire come attivare il grandangolo, forse è meglio trovare un metodo più semplice.
La fotocamera si comporta comunque bene, ma è presto per esprimere un giudizio completo attendibile.
Non c’è fretta di dare tutte le risposte, voglio spremerlo fino in fondo. Se avete qualche domanda, sono a vostra disposizione.
La prima impressione è comunque positiva: un telefono molto diverso da quello che ricordiamo nel passato. Se prima era una sorta di caterpillar per lavorare, senza grandi concessioni al design, adesso è un gioiello di stile, che sembra quasi un laboratorio per sperimentare nuove soluzioni.
Grande lavoro di Huawei e dei suoi ingegneri. Complimenti.
Che dire, incarna l’eccellenza tecnologica attualmente disponibile ma a lovello software? Se Huawei prende cone riferimento Apple allora deve farlo soprattutto per gli aggiornamenti di sistema che, per un telefono da 1000 euro, devono essere celeri e costanti. Sarebbe un autogol proporre una Ferrari senza poi una assistenza aseguata nel tempo e qua si giocherĂ molto la faccia visto che al momento non brilla in tal senso.
Mi piacerebbe vedere lo stesso scatto eseguito su treppiede utilizzando le tre fotocamere dal grandangolo al tele per valutarne l’effettiva utilitĂ sul campo.