Sto cominciando a provare in questi giorni Huawei Mate Xs e Huawei P40 Pro, entrambi smartphone senza servizi google e sto cercando di capire se sia una strada percorribile.
Per il momento, non entro nel dettaglio dei singoli dispositivi, perché è troppo presto per valutarli, ma cerco di darvi una mia impressione di massima sull’uso di uno smartphone senza la miriade di opzioni, per lo più gratuite, che Big G mette a nostra disposizione.
Per gli utenti cinesi, poco cambia, non li hanno mai avuti e non è un caso che la quota di mercato di Huawei sia cresciuta molto nell’ultimo anno, non solo per l’apprezzamento dei prodotti, ma forse anche per una sorta di orgoglio nazionale in risposta ai “soprusi” americani.
Per noi, invece, la situazione è molto diversa: si tratta di fare una scelta di campo, bisogna decidere se abbracciare il mondo dei servizi in mobilità di Huawei oppure no.
Molte delle opzioni offerte da Google hanno una valida alternativa, praticamente in alcuni casi si possono fare le stesse cose, semplicemente con soluzioni diverse. Per molte altre, invece, in questo momento serve un’attenta valutazione delle app che si usano quotidianamente, perché a seconda dell’esperienza d’uso il risultato può cambiare tantissimo. Ci torniamo.
Cruciale è il fattore tempo. Credo che il 2020 sia una sorta di “anno sabbatico”, o forse meglio di transizione, un periodo che servirà a Huawei (ma soprattutto agli sviluppatori) per risolvere uno dei problemi fondamentali oggi presente: tantissime applicazioni usano Google Maps per i servizi di locazione.
Senza i Google Services, la app non funziona. Posso citare ShareNow (Car2Go), Freenow (MyTaxi), ma anche quella dei servizi pubblici della mia città, Bergamo.
In questo caso, servirà l’adeguamento degli sviluppatori, perché l’app verifichi se il telefono ha i Google Services o meno e quindi scelga dati di posizione da una fonte alternativa.
I giganti lo faranno di sicuro, resta da capire se i piccoli sviluppatori si comporteranno allo stesso modo: su questo fronte, Huawei ha fatto un investimento colossale e l’opzione dovrebbe essere appetibile per tutti.
Quali app non funzionano?
Sto facendo in questi giorni un test intensivo cercando di provare quante più app possibile e in alcuni casi ci sono problemi con le app bancarie, come quella di Intesa San Paolo, che si può usare solo come “web app”.
Per il mio uso quotidiano, mancano mobike (ride sharing biciclette), Zig Zag (condivisione moto), Ecooltra (ancora condivisione moto), in pratica è facile capire che (al momento) il vulnus è nelle app che usano Google Maps per la posizione.
Credo però sia impossibile dare un elenco completo, sono troppe le app perché qualcuno possa verificarle tutte!
Sui telefoni di Huawei è oggi possibile scaricare una soluzione chiamata Trovapp, che vi guida nella ricerca delle vostre applicazioni preferite, molte delle quali sono poi recuperate dallo store alternativo ApkPure.
Purtroppo, nella lista attuale di quelle che è complicato usare ci sono Netflix (che incespica), Dazn: in questo caso, il problema risiede nel codec usato per la protezione dei contenuti, che è di proprietà di Google. Huawei, per il blocco americano, non ha accesso alla nuova versione e questo genera i problemi di accesso.
Nel caso di Disney+, penso che il problema sia anche di geolocazione, perché l’applicazione sostiene che io sia in un’area dove il servizio non è disponibile. Devo approfondire.
Amazon Prime Video, TimVision e RaiPlay funzionano correttamente, Mediaset Play invece è disponibile solo on line.
C’è un curioso dettaglio: Huawei adotta la tastiera SwiftKey, che però si appoggia a Google per i servizi di dettatura vocale, che non funzionano.
Per poter “scrivere” con la voce, bisogna scaricare l’applicazione Gboard, che funziona perfettamente.
Ovviamente, non funziona Android Auto, bisogna capire se Huawei abbia in serbo qualcosa per il collegamento tra le auto e lo smartphone.
Come sostituire i servizi base e copiare i vecchi dati?
Per qualunque opzione offra Google, ci sono decine di alternative, l’unico problema è la gestione dei vecchi dati.
In questo caso è fondamentale lo strumento che Huawei ha messo a disposizione chiamato Phone Clone.
In questo caso, l’applicazione va installata sul vecchio telefono, da cui vengono recuperati tutti i dati e copiati sul nuovo dispositivo Huawei.
Una volta che la app è presente sul vecchio e nuovo telefono, basta seguire i suggerimenti che vengono dati per effettuare il trasferimento.
Completata questa operazione, basta attivare la sincronizzazione dei servizi HMS di Huawei per trasferire tutto nel cloud ed essere sicuri di non perdere più nulla.
Phone Clone, usato tra due telefoni Android, trasferisce anche tutte le app installate e questo aggira eventuali vincoli di reperibilità nello store di Huawei, la AppGallery.
Purtroppo, l’unico modo per capire se le vostre app poi funzioneranno, è quello di aprirle di volta in volta e vedere cosa succede.
E le app mancanti? CI sono sempre decine di alternative.
Per la posta elettronica, il client di Huawei è migliore di Gmail, mentre per i servizi di locazione ci sono Here WeGo, oppure Maps.me.
Per sostituire la app per i taxi c’è una soluzione chiamata IT Taxi, ma attenzione perché non funziona (per ora) Uber. La app si apre, ma non riesce a posizionarsi sula mappa.
La sincronizzazione delle foto si fa attraverso il cloud di Huawei, ma volendo ci sono soluzioni alternative come Dropbox, ma anche OneDrive di Microsoft, che sono molto efficienti e poi si possono usare con dispositivi di marchi diversi.
Per il 90% degli utenti, molto probabilmente, il passaggio sarà quasi indolore, per una buona percentuale servirà un po’ per l’adeguamento delle app, mentre per una piccola porzione di tech addicted forse non ci sarà mai la completa soddisfazione, se non con la cancellazione del ban.
Quello che proprio non mi piace
Nella prova di questi giorni ci sono alcuni aspetti che invece non mi hanno particolarmente soddisfatto, in particolare l’interfaccia di AppGallery, che ha bisogno di un profondo ripensamento, in particolare per togliere quella percezione di confusione che trasmette.
Su questo fronte c’è bisogno di uno sforzo a livello grafico perché la percezione dell’utente attraverso l’interfaccia sia all’altezza della qualità dell’hardware.
Il tempo, un elemento cruciale
Per rispondere al quesito iniziale, se sia cioè possibile usare con soddisfazione uno smartphone Huawei senza i servizi di Google, per me la risposta è sì, se non ci si incaponisce a cercare quello che manca e ci mette nello spirito di usare soluzioni diverse.
Ovviamente, uno smartphone con i Google Services risulta più semplice ed immediato da adottare, ma la qualità di P40 Pro è tale, che forse vale lo sforzo del cambiamento.
Terrei anche conto di un altro dettaglio: il fattore tempo.
Huawei con la personalizzazione della sua EMUI, l’interfaccia personalizzata di Android, sta facendo un lavoro egregio, nella direzione di un vero ecosistema, che può competere con le altre realtà di mercato.
In un contesto simile, la fretta nella valutazione potrebbe essere l’errore più grande. Le difficoltà ci sono, ma senza bisogno di varare un nuovo sistema operativo presto vedremo gli smartphone Huawei in tutto il loro potenziale.
Per cui, la risposta finale alla domanda inziale è: si può fare.
Bell’articolo, con il focus sul problema mappe che mi sembra l’unico serio. Manca la questione youtube, unica app critica, che potrebbe avere soluzione usando Youtube Vanced e Micro G, ha verificato questa opzione?
l’opzione web-app per il momento è la migliore, mentre sulle mappe here we go va davvero alla grande ed è molto completa. Bella anche maps.me!